Welfare e integrativi, qualcosa si muove anche nelle piccole imprese
Sono strumenti molto diffusi nelle grandi imprese o nei gruppi, principalmente nel Nord del Paese. Il 58% delle aziende associate a Confindustria prevede forme di welfare aziendale per i propri dipendenti. L’Osservatorio Ocsel della Cisl: molti accordi anche nelle imprese con meno di 50 dipendenti
Welfare e integrativi aziendali sono strumenti sempre più rilevante nella contrattazione integrativa, nelle politiche di attrazione e ritenzione dei talenti, un elemento di distintività per l’impresa. Uno dei fattori, insomma, a supporto della competitività nell’era della digital transformation, dove giocano un ruolo determinante le competenze umane. È sempre più diffuso, ma al momento è ad appannaggio quasi esclusivo di chi è impiegato nella grande impresa.
La diffusione
Secondo la nota numero 5 del Centro Studi di Confindustria, relativa ai premi collettivi per i dipendenti di imprese associate, il 58% delle imprese associate (lo studio è stato fatto su un campione di 4.207 aziende e un totale di 726.642 lavoratori) prevede forme di welfare, anche se la presenza di prestazioni di welfare – specialmente attraverso la contrattazione aziendale – è fortemente condizionata dal numero di dipendenti: le offerte di servizi si riducono al ridursi delle dimensioni dell’impresa.
I servizi
La misura di welfare più diffusa è l’assistenza sanitaria: quasi la metà delle aziende associate versa regolarmente contributi in fondi integrativi (44%), principalmente in applicazione di quanto previsto dai contratti (38%). La diffusione della previdenza complementare è al 27%. Per questi servizi, la percentuale di diffusione sale notevolmente tra le imprese con più di 100 dipendenti: si arriva al 76% per la sanità integrativa e al 73% per la previdenza complementare.
Il gap
La differenza tra piccola e grande impresa, per quanto riguarda il welfare aziendale o il tema dei premi collettivi, è un fatto storico, rilevato da numerose indagini e statistiche. Una tendenza confermata anche dal 4° rapporto dell’Osservatorio sulla Contrattazione di Secondo Livello (Ocsel) di Cisl, da cui emerge comunque una certa vivacità delle Pmi sul fronte contrattazione integrativa.
Nel rapporto si evidenziano diversi punti, tra i quali:
- commercio, chimica, servizi, costruzioni sono i settori che registrano il maggior numero di accordi sottoscritti, ma se si guarda al numero di lavoratori coinvolti spiccano anche i settori del credito e dei trasporti;
- resta un deciso squilibrio territoriale, che vede la contrattazione aziendale diffusa nel Nord (44% del totale) e nei gruppi (33%), mentre scarsa è la diffusione nel sud del Paese (5%);
- si registrano centinaia di accordi anche nelle imprese fino a 50 e fino a 20 dipendenti;
- nel 53% degli accordi si sono negoziati aumenti dei premi salariali mentre nel 32% sono state introdotte forme di welfare contrattuale;
- 1.588 euro è il valore medio dei premi di risultato annui negoziati, una cifra che per certe fasce di lavoratori costituisce il 7-8% del salario annuo.