Welfare Aziendale: la detassazione incoraggia le imprese
Aidp ha presentato a Milano, il 20 di settembre, i dati ricavati dalla ricerca commissionata all’Università Cattolica promossa da Welfare Company – società di QUI! Group ed intitolata “Il futuro del welfare aziendale in Italia dopo la Legge di Stabilità”
L’attenzione delle aziende sembra essere costantemente in crescita, grazie anche alle novità in tema di agevolazioni fiscali, con particolare attenzione verso l’aspetto di bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata.
La somministrazione del questionario, su cui si basa la ricerca, ha coinvolto ben 335 individui appartenenti alle categorie di direttore HR, HR manager, welfare manager o simili, e ha restituito uno spaccato che vede una crescente attenzione delle aziende, in particolare di quelle del nord ovest, verso iniziative di welfare aziendale.
Infatti risulta che ben il 71, 4 delle aziende, cui appartengono gli intervistati, hanno servizi o benefit di welfare che in genere tendono a produrre in proprio, affidandosi poi a dei fornitori esterni. Le principali iniziative riguardano l’assistenza sanitaria con a seguire, in termini percentuali, convenzioni e agevolazioni al consumo, permessi di paternità, benefit per lo studio dei figli, smartworking.
E’ evidente che queste iniziative intervengono a sostegno dei lavoratori e delle loro famiglie, andando a compensare un sistema di sostegno pubblico che si è fatto progressivamente più avaro in concomitanza con la crisi economica. Quindi un vantaggio per le aziende in termini fiscali ma anche di reputazione nel dimostrare semsibilità e attenzione versoipropri collaboratori.
Quello che ancora però stenta ad essere percepito come aspetto fondamentale è l’analisi dei bisogni dei lavoratori per costruire un piano in linea con essi. Infatti solo il 23,8 delle aziende ne ha predisposto uno e anche lo scarso coinvolgimento dei sindacati, segnalano che ancora non si è percepito fino in fondo il valore legato non solo all’elargizione di benefit, ma anche di coinvolgimento attivo dei lavoratori, con il conseguente miglioramento di indici, quali il clima e la produttività. Un programma di welfare aziendale strutturato in questo modo diventa così strumento di valorizzazione del personale e quindi strumento di crescita per l’azienda nel suo complesso. Così ha tenuto a precisare anche Isabella Covili Fagioli, presidente nazionale AIDP: “Il nuovo welfare aziendale rappresenta uno strumento portentoso di fidelizzazione e attenzione alle esigenze del lavoratore, tanto più in anni di crisi e di carenze del sistema sociale. Si rivela un ottimo strumento per la creazione di quel patto fiduciario per cui il lavoratore darà quel valore aggiunto che serve all’azienda per stare sui mercati e per vincere le sfide internazionali. Creare un ambiente dove il benessere del lavoratore è tra gli obiettivi principali, conduce direttamente al successo dell’azienda.”
Ciò che ancora tiene lontano alcune aziende, l’8,2 %, dal introdurre questo tipo di iniziative è l’idea che siano onerose e quindi la scarsa conoscenza della normativa e dei vantaggi che questa prevede per le imprese è all’origine di questa resistenza ad avviare programmi di welfare aziendale. Con la legge di stabilità infatti si sono introdotti benefici fiscali importanti da applicare ai premi di produttività, di cui i servizi di welfare sono venuti a fare parte, prevedendo la loro completa detassazione.
Per il futuro Pier Paolo Berretta, sottosegretario di stato al ministero dell’Economia e delle Finanze auspica che si avvii un percorso “che tenda a spostare i benefici fiscali dalle categorie professionali alle persone” indipendentemente alla loro appartenenza almondo del privato o del pubblico e del tipo di contratto e di posizione lavorativa, per spostare il focus sulle situazioni da tutelare. “Credo sia arrivato il momento di assumere il tema dell’welfare anche a livello di contrattazione nazionale in quanto argomento non solo di sviluppo economico, ma in generale di qualità della crescita.”