Retribuzione variabile, alle piccole imprese piace il welfare
Quattro consigli per trattenere nell’organizzazione i migliori talenti, le “star” a cui va attribuito la maggior parte del merito dei risultati raggiunti: individui intelligenti, simpatici e con alta etica del lavoro. La parola d’ordine è trasparenza, far sapere a tutti chi sono i dipendenti “vitali”. Il denaro non basta per creare rapporti di lunga durata
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Si può parafrasare il noto economista Vilfredo Pareto (suo il principio cosiddetto 80\20) per comprendere l’importanza dei talenti all’interno di un’organizzazione complessa: l’80% degli output può essere attribuito all’attività del 20% dei componenti. In ogni team o organizzazione, alcuni individui sono responsabili in misura maggiore dei risultati complessivamente raggiunti: si tratta delle persone che più facilmente verranno contattate con proposte allettanti – quasi da calciomercato – da recruiters o da competitors, in particolare per le mansioni che richiedono high-skills, nelle quali le performance delle “star” sono superiori dell’800% alla media degli individui (mentre la differenza si riduce al 50% per le mansioni che richiedono low-skills). È la War for Talent dell’era del capitale umano. Ecco perché è sempre più importante implementare sistemi di talent retention: dopo aver attratto talenti, bisogna anche trattenerli. Per dirla con l’Harvard Business Review, ai dipendenti star (intelligenti, simpatici e con alta etica del lavoro) bisogna riservare un trattamento da star.
Retention
Alcuni suggerimenti per una efficace strategia di retention dei talenti, li ha forniti Tomas Chamorro-Premuzic, Chief Talent Scientist di ManpowerGroup e docente di business psychology al College University di Londra e alla Columbia University.
1. Conosci chi sono le star:
può sembrare banale, ma nelle organizzazioni spesso emergono le personalità più astute o popolari, non le star. Per scoprire i veri talenti servono analisi predittive efficaci, affidabili indicatori di rendimento dei singoli nel team, valutazioni psicologiche, attenzione alla reputazione.
2. Fai sapere che sono preziosi:
è utile investire su di loro, e se il loro rendimento calerà, non erano vere star. Le persone preziose per l’organizzazione sono quelle che restano umili e motivate. Trattare tutti allo stesso modo non è equo.
3. Fai uno sforzo di coinvolgimento:
le stime globali dicono che solo il 13% dei dipendenti è ingaggiato e la causa del coinvolgimento (e del non coinvolgimento) è il manager. Nei confronti delle star serve un’attenzione speciale per coinvolgerli e ingaggiarli.
4. I soldi non sono tutto:
soldi e soddisfazione non vanno sempre d’accordo, inoltre con il denaro non si “compra” un rapporto a lungo termine. Le “star” hanno altri motivi di soddisfazione. Il manager dovrà dedicare molto tempo a capire i valori e i driver di soddisfazione dei propri talenti ed elaborare strategie di retention.
Secondo Chamorro-Premuzic è fondamentale la trasparenza, il far conoscere a tutti quali sono i requisiti per essere considerati “vitali” e ricevere un trattamento da star. “Le tue star meritano un trattamento a cinque stelle, ma c’è un modo razionale, equo e basato sui dati per fornirlo. Questo minimizzerà la percezione di una cultura truccata o nepotistica nella tua squadra. Di sicuro – conclude Chamorro-Premuzic – non avere alcun approccio o evitare il problema diminuirà piuttosto che aumentare la percezione di equità”.