Telenovelas sul lavoro: si fa ma non si dice
Intimacy non è il titolo dell’ultimo best sellers erotico romantico, prossimo a diventare un film di successo, bensì il nome di uno studio inglese della Northampton Business School in base al quale il 60% delle persone intervistate in tutto il mondo ha ammesso di avere avuto una relazione sentimentale o sessuale sul luogo di lavoro
Se tali numeri corrispondono alla realtà, ci troviamo di fronte ad un fenomeno degno di attenzione per tutti gli specialisti nella gestione delle Risorse Umane e soprattutto per le indubbie implicazioni che ne derivano. Non è un caso infatti che alcune grandi aziende e multinazionali all’estero tentino di controllare il fenomeno con l’istituto dei “love contracts”: un documento firmato dai due dipendenti coinvolti in una relazione sentimentale in cui dichiarano che la relazione è consensuale e che nell’eventualità debba terminare non si procederà per vie legali con accuse di molestie sessuali. L’azienda da parte sua può includere nel documento delle linee guida sui comportamenti da tenersi sul luogo di lavoro.
In Italia I love contracts non esistono e le aziende cercano di intervenire adottando politiche più o meno restrittive in materia di relazioni sentimentali sul luogo di lavoro.
Secondo uno studio della BP Academy, sulla base di 200 manager intervistati e sull’analisi di alcuni studi internazionali, risulterebbe che il 73% sarebbe pronto a licenziare il collaboratore che avesse una relazione con un/una collega; il 55% è convinto che la liaison possa inficiare la creatività mentre il 45% si limiterebbe a dividere gli amanti in diversi reparti. L’amore in ufficio renderebbe i lavoratori: più nervosi (33%), più distratti (28%), meno competitivi (20%), più sospettosi (12%), meno corretti con gli altri (7%).
Gli 88 HR francesi intervistati in uno studio di Raphael Hurvy della Grande Ecole Audencia di Nantes e Christoph Grunauer dell’Università di Innsbrukritengono che qualsiasi intervento sarebbe un’invasione della privacy e qualche volta controproducente e si sono espressi contro regole scritte su questo argomento, tendenza che li accomuna ai trend internazionali, e persino statunitensi, dove solo nel 6% delle 500 aziende citate da Fortune esistono linee guida scritte sui love affair aziendali.
Per quanto riguarda i colleghi, la maggioranza, quasi il 70% pensa che in linea generale bisognerebbe evitare le relazioni sul posto di lavoro, gli altri ritengono invece che tali rapporti rientrino normalmente nel flusso della vita, anche aziendale, e che non dovrebbero riguardare nessun altro tranne i diretti interessati.
Sean M. Horan ph d Psicologo della Texas state University e autore di diversi libri che trattano l’argomento delle relazioni sentimentali sui luoghi di lavoro, ha approfondito l’argomento del punto di vista dei colleghi, domandando a questi come giudicano tali situazioni. E’ interessante notare come a rendere diversa la percezione concorrano vari elementi, tra cui lo status dei diversi protagonisti del love affair. Infatti la situazione è molto più tollerata se i protagonisti della vicenda amorosa sono colleghi, ma se si tratta di un superiore ecco che scatta l’invidia ed il sospetto che la persona coinvolta possa essere favorita o possa venire a conoscenza di informazioni negate agli altri.
Le questioni di genere sarebbero da questo punto di vista irrilevanti, come il fatto che si tratti di storie etero e omosessuali. Un’ulteriore elemento è la più o meno clandestinità della relazione: sembrerebbe che i colleghi siano molto più propensi ad accettarla quando viene rivelata apertamente, piuttosto di quando è tenuta segreta e se ne viene a conoscenza per via di voci di corridoio.
I motivi che portano ad un costante incremento del fenomeno sono da ricercarsi nel fatto che persone trascorrono sempre più tempo sui luoghi di lavoro, dove condividono interessi e passioni da cui rimane escluso chi ne è fuori. La convivenza, le affinità, le competizioni creano un mix ad alto potenziale che spinge le persone a familiarizzare intimamente molto più rapidamente di quanto accada altrove, si calcola che mediamente il tempo si dimezzi.
Chi intenda avventurarsi su questa strada deve avere ben presente che statisticamente sono relazioni che difficilmente sfociano in legami più duraturi e della fatale conseguenza di dover condividere spazi di lavoro e carriere con la persone con cui si è avuta una storia. Il rischio quindi non è solo rappresentato dalla possibilità di essere scoperti e di subire le conseguenze delle politiche aziendali, ma anche di essere screditati agli occhi dei colleghi, di vedere compromessa la propria carriera e, infine, di dover vivere il profondo disagio di stare fianco a fianco con la persona con si è avuta una storia ormai finita. Per chi non volesse comunque rinunciare
Daniele Barone della BP Academy ha stilato un vademecum, parole chiave? Discrezione e prudenza.