Team di lavoro vincente, junior e senior insieme. L’innovazione è multigenerazionale
Nei gruppi di lavoro eterogenei, le persone sono più produttive, circolano più idee e si trovano soluzioni ai problemi. Piace lavorare in gruppi misti, ma i dati dell’indagine Randstad Workmonitor mettono anche in evidenza i ritardi e l’approccio “tradizionalista” dei lavoratori italiani
Sono diversi i fattori che producono innovazione nell’impresa, uno di questi sta nel mettere insieme anziani e giovani, pardon: senior e junior e creare team di lavoro vincenti. La creazione di team di lavoro multi-generazionali è uno degli elementi, nell’ambito dell’Hr management, che può generare innovazione. Non solo, in questi team eterogenei i dipendenti sono spinti a essere maggiormente produttivi. A rivelarlo è l’ultima edizione dell’indagine trimestrale Randstad Workmonitor, condotta da Randstad in 34 Paesi del mondo su un campione di 400 lavoratori di età compresa fra i 18 e i 65 anni.
In Italia la situazione è questa: l’ 84% degli intervistati ritiene che un ambiente di lavoro diversificato sia il terreno adatto per innovazione, progresso e crescita. In un contesto dove la differenza generazionale è l’elemento più rilevante, è gradevole lavorare e i risultati si raggiungono prima e meglio. Il 92% dei lavoratori italiani, invece, ritiene che “squadre miste” siano l’ideale per proporre nuove idee e soluzioni. “Gli italiani si mostrano aperti e convinti dei vantaggi di un ambiente di lavoro multi-generazionale, che fa già parte della quotidianità del 74% dei lavoratori”, ha commentato Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia.
Dati positivi, ma il dettaglio evidenzia uno scostamento significativo tra il dato italiano e quello globale: in Italia i team intergenerazionali sono meno diffusi rispetto ad altri Paesi. Inoltre, pur essendoci un vasto consenso al lavorare con persone di varie età (il 79% degli italiani), il dato del consenso globale è significativamente più elevato (85%). Peggio dell’Italia solo Ungheria e Giappone.
Non solo innovazione, sul lavoro è importante anche la tradizione che vuole che il “capo” sia più anziano dell’executive. L’indagine Randstad rileva una certa tradizionalità e visione gerarchica quando si parla di rapporti tra dipendenti e manager. Il 70% del campione italiano preferisce un capo coetaneo o più grande. Valore che, insieme alla Spagna, al Regno Unito e alla Grecia, è tra i più alti in Europa. A volere il “capo” più anziano sono soprattutto i giovani. Questo dato, secondo Ceresa, “dimostra come in Italia sia ancora diffusa una mentalità fortemente gerarchica nei rapporti fra colleghi ed è allo stesso tempo il segnale di una cultura aziendale che fatica a integrare e valorizzare il contributo di generazioni fra loro distanti”.
Le maggiori differenze avvertite all’interno dei team di lavoro multi-generazionali riguardano lo stile di comunicazione: Il 73% dichiara di avere difficoltà a comunicare con i colleghi di altre generazioni. Ulteriore elemento di differenza è la diversa propensione all’utilizzo dei social network: il 56% dei dipendenti instaura relazioni social con i colleghi, percentuale che sale al 73% nel segmento 18-34 anni.