Una analisi condotta da Top Employers Institute: l’81% delle aziende esaminate lo considera una nuova forma di cultura aziendale che migliora la collaborazione e la valutazione. Secondo il Politecnico di Milano nelle imprese agili c’è un aumento della produttività. Ma la cultura smart richiede un cambiamento profondo di mentalità e di spazi fisici.
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Il welfare aziendale è prioritario anche per le piccole imprese
I dati del Welfare Index Pmi: la quota di Pmi che hanno politiche di welfare per i propri dipendenti è in forte crescita. Quasi la metà delle piccole ha attivato progetti, mentre le imprese molto attive in welfare sono triplicate. Ma i programmi hanno successo solo se c’è ascolto dei lavoratori e sono considerati strategici per l’impresa.
Oltre lo stipendio, al lavoro anche per motivi “soft”
Uno studio di Automatic Data Processing sulle motivazioni che spingono le persone ad andare al lavoro. La retribuzione è il fatto principale per il 51% degli intervistati. Agli altri interessano crescita personale e altre gratificazioni. Individuati anche i “fattori di rischio” e cinque lezioni per gli HR manager che devono puntare sul “fattore umano”.
Conciliazione, welfare e formazione: in Ceetrus la persona è al centro
Rinnovato l’integrativo per i dipendenti del player dell’industria immobiliare commerciale. Attivato anche un fondo di solidarietà che permette di donare ore ai colleghi in stato di necessità. Il premio annuo può raggiungere fino a un massimo del 25% della retribuzione annua lorda e potrà essere convertito, anche in parte, in servizi di welfare.
La busta paga non soddisfa gli italiani, meglio col salario variabile
L’indice di soddisfazione dei lavoratori italiani rispetto alla loro retribuzione resta negativo per il quarto anno consecutivo: 4,1 su una scala da 1 a 10. L’indagine condotta da Job pricing evidenzia una maggiore soddisfazione quando la retribuzione è ibrida, fisso più variabile, e c’è meritocrazia. Secondo gli intervistati, per un salario giusto servirebbe un aumento del 25%.
Retribuzione variabile, alle piccole imprese piace il welfare
La fotografia del “premio di risultato” scattata OD&M Consulting: uno strumento diffuso soprattutto nelle grandi aziende, che vale in media tra i 1.000 e 1.500 euro l’anno. Le agevolazioni per il welfare e l’allargamento dei servizi detassabili piacciono soprattutto alle pmi. “Nelle imprese si sta diffondendo una cultura organizzativa nuova, orientata al benessere e al coinvolgimento”.
Uno strumento per misurare in concreto i benefici del welfare aziendale
Ecco il Welfare Benefit Return, realizzato da Università di Milano Bicocca e Valore Welfare: un laboratorio di un anno, con otto grandi aziende, ha consentito di mettere a punto un modello applicabile a tutte le imprese. Il welfare aziendale ha un ROI tra il 15% e il 25%, ma il beneficio è soprattutto sugli asset intangibili.
Work life balance, cultura organizzativa e manageriale da cambiare
Le politiche di conciliazione sono uno strumento apprezzato dai lavoratori, attrattivo per i talenti e che non penalizza la produttività, ma per dare piena attuazione al WLB servono capi “family supportive”. Due ricercatori dell’Università di Bologna hanno analizzato il fenomeno, mentre alcune aziende tech degli Usa puntano sul “discretionary time off”.
Welfare e integrativi, qualcosa si muove anche nelle piccole imprese
Sono strumenti molto diffusi nelle grandi imprese o nei gruppi, principalmente nel Nord del Paese. Il 58% delle aziende associate a Confindustria prevede forme di welfare aziendale per i propri dipendenti. L’Osservatorio Ocsel della Cisl: molti accordi anche nelle imprese con meno di 50 dipendenti.
Sistema welfare da 109,3 miliardi di euro, ma non è per tutti
È uno dei settori produttivi più grandi del Paese ma sempre più famiglie devono ricorrere ai privati o a polizze integrative per soddisfare i propri bisogni. Nelle imprese è sempre più diffuso il welfare aziendale: soddisfa i lavoratori e impatta positivamente sugli andamenti aziendali.