Super green pass over 50, le perplessità nel caso di chi lavora in smart working
In vigore da metà febbraio l’obbligo di green pass rafforzato (da vaccinazione o guarigione) per gli over 50 che vogliono accedere ai luoghi di lavoro, mentre per i lavoratori under 50 resta in vigore l’obbligo di green pass base, rilasciato anche a fronte di un tampone negativo, molecolare o antigenico. Le novità riguardano anche i lavoratori in modalità agile, che – secondo le interpretazioni prevalenti della norma – non possono ricorrere allo strumento per aggirare gli obblighi di legge.
Green pass rafforzato anche per i lavoratori in smart working, se over 50. Da metà febbraio (e fino a metà giugno) è obbligatoria la certificazione verde per otto milioni e 800 mila lavoratori sopra i 50 anni di età, privati e pubblici, che dovranno essere vaccinati o guariti dalla malattia, mentre per gli under 50 basterà il green pass base (che si ottiene anche effettuando un tampone rapido o molecolare) per accedere ai luoghi di lavoro.
Il motivo per cui il provvedimento varrebbe anche per chi si trova in smart working lo spiega a Il Sole 24 Ore Arturo Maresca, docente di diritto del Lavoro all’Università La Sapienza, sostenendo che il luogo e la modalità di lavoro non possono permettere di «eludere gli obblighi legali».
Anche chi compirà gli anni in questo periodo dovrà sottostare allo stesso obbligo. Chi non sarà in regola con le nuove normative manterrà l’occupazione, ma non lo stipendio.
C’è da dire, però, che le opinioni rispetto a questa nuova norma non sono del tutto unanimi, soprattutto dopo un messaggio dell’Inps a proposito della verifica del super green pass, dal quale si evince che il controllo possa essere fatto solo sulle persone presenti fisicamente in azienda. Si legge sulla nota: «i Verificatori selezionano […] solo il personale effettivamente in servizio, di cui è previsto l’accesso ai luoghi di lavoro, ossia escludono gli assenti e i dipendenti in lavoro agile». Questo escluderebbe apparentemente dai controlli le persone in smart working, ma – d’altro canto – il datore di lavoro conserva il diritto (e dovere) di chiedere prova del certificato verde («la verifica del rispetto dell’obbligo vaccinale va effettuata a prescindere dalla presenza o meno del personale sul luogo di lavoro»).
Si tratta, insomma, di perplessità che derivano dall’interpretazione della norma. Si legge su Agenda digitale: «Partiamo anzitutto da un assioma: se lo smart working esclude i lavoratori over 50 — poiché non vaccinati— dalla sospensione dal lavoro e dallo stipendio, non si può dire che faccia lo stesso nei confronti dell’obbligo vaccinale, specie nel contesto di cui si è detto. Lo stesso dettato normativo parrebbe foriero di dubbi interpretativi, dal momento che, se la norma impone alle persone over 50 l’obbligo vaccinale, non significa che il green pass rafforzato debba essere richiesto ai lavoratori da remoto, dal momento che la legge prevede l’onere di verifica per l’accesso ai luoghi di lavoro».
Per quanto riguarda i controlli, spiega a Il Sole 24 Ore lo studio De Fusco Labour & Legal, «in attesa di chiarimenti la soluzione più ragionevole sembra essere quella che si applichino le stesse modalità di verifica previste con il green pass base, che è in vigore dal 15 ottobre». Si possono quindi fare controlli a tappeto o a campione, a seconda delle necessità aziendali, o addirittura preventivi, ad esempio per chi lavora in smart working.