Uno strumento per misurare in concreto i benefici del welfare aziendale
Ecco il Welfare Benefit Return, realizzato da Università di Milano Bicocca e Valore Welfare: un laboratorio di un anno, con otto grandi aziende, ha consentito di mettere a punto un modello applicabile a tutte le imprese. Il welfare aziendale ha un ROI tra il 15% e il 25%, ma il beneficio è soprattutto sugli asset intangibili
Il welfare aziendale è uno strumento che migliora la qualità del lavoro e delle performance d’impresa. Si, ma quanto? Si può misurare il ROI del welfare aziendale? Si può, la risposta arriva dal Laboratorio di ricerca Welfare Benefit Return (Wbr-Lab), avviato dall’Università degli Studi di Milano Bicocca in collaborazione con Valore Welfare, advisor specializzato nella costruzione di piani di welfare aziendale. L’indagine che è stata avviata è durata un anno, ha coinvolto otto grandi imprese italiane e ha dimostrato che i Kpi che beneficiano maggiormente dei piani di welfare non sono di natura tangibile ma intangibile. Si può dire che, a fronte di un costo irrisorio (poco più dello 0,3% sul totale del costo del lavoro, grazie ai benefit fiscali), il ritorno varia tra il 15% e il 25%.
Obiettivo del laboratorio condotto con Aeroporto di Bologna, AXA Italia, BPER Banca, Cirfood, Havas Media, ICCREA Banca, Italtel, Milano Serravalle-Milano Tangenziali Spa (tutte realtà con propri piani di welfare aziendale) è stato quello di creare un modello per la misurazione dei ritorni prodotti dall’introduzione di piani di welfare aziendali.
Dario Cavenago
Il nostro obiettivo è stato quello di mettere a punto con esperti del settore una metodologia di gestione applicabile a diverse tipologie di impresa, indipendentemente dal settore in cui opera e dalle sue dimensioni, con l’obiettivo di migliorare la gestione del welfare aziendale
La metodologia
I 6 step di processo della Metodologia WBR consentono di definire obiettivi e risultati attesi dal PWA selezionando i KPI coerenti con il singolo contesto aziendale per giungere alla valutazione delle performance e dei cambiamenti generati a livello organizzativo. Il punto di forza del modello, presentato nel corso di un meeting con i partecipanti, è la sua adattabilità alle diverse tipologie di imprese. Grazie a questa metodo anche le PMI, che risultano ancora in ritardo rispetto all’adozione di piani di welfare, hanno uno strumento per valutare il ruolo strategico degli investimenti destinati alla gestione delle risorse umane anche dal punto di vista della sostenibilità finanziaria degli interventi stessi.
Giovanni Scansani, Amministratore Unico e co-fondatore di Valore Welfare, ha evidenziato anche un dato ancora poco analizzato in concreto, ovvero:
Giovanni Scansani
La capacità che gli interventi di Welfare Aziendale, condivisi e ricondivisi con i lavoratori, hanno di auto-rafforzarsi nel vissuto collettivo, con ciò incrementando i propri effetti sulle motivazioni individuali e quindi sul clima, l’atteggiamento e il complessivo livello di engagement delle persone rispetto all’azienda e al lavoro che vi svolgono. Grazie alla selezione di opportuni KPI questi effetti sono ora misurabili con la Metodologia WBR