Smart working, ecco cosa è cambiato da settembre
Si torna a quanto previsto dalla legge 81 del 2017 in materia di lavoro agile, ovvero alla necessità di un accordo individuale per regolare lo smart working, ma il Ministero del Lavoro ha prorogato una norma prevista dal dl Semplificazioni in grado di facilitare significativamente il compito degli uffici del personale: la possibilità di comunicare solo gli estremi dei lavoratori interessati dalla modalità ‘smart’ senza dover ricorrere all’invio dei singoli accordi individuali. Deroga anche a favore dei lavoratori fragili e dei genitori under 14, per i quali il lavoro agile è prorogato fino al 31 dicembre.
Dal primo settembre, per lo smart working, si è tornati all’accordo individuale che sostituisce quanto previsto per legge durante l’emergenza Covid. Quindi, senza accordo individuale, si dovrà lavorare in presenza. Tuttavia il ministro Andrea Orlando ha prorogato una norma prevista dal dl Semplificazioni in grado di facilitare significativamente il compito degli uffici del personale: i datori di lavoro non dovranno comunicare l’adesione dipendente per dipendente, ma avranno la possibilità di inviare in modo semplificato i nominativi.
«Il decreto – spiega il ministro del Lavoro – prevede che il datore comunichi in via telematica al Ministero del lavoro i nominativi dei lavoratori e la data di inizio e di cessazione delle prestazioni di lavoro in modalità agile. Si tratta di una importante disposizione che rende strutturale la semplificazione del lavoro agile». Tecnicamente – precisa il Ministero – viene riformulato l’articolo 23 della legge 22 maggio 2017. Il precedente obbligo di comunicazione dell’accordo individuale è stato sostituito dal primo settembre da una mera comunicazione dei nominativi dei lavoratori e della data di inizio e di cessazione delle prestazioni di lavoro in modalità agile. «L’esigenza di semplificazione degli obblighi di comunicazione nasce dalla necessità di rendere strutturale una procedura già ampiamente sperimentata nel periodo emergenziale – continua il ministro Orlando – in considerazione di un sempre maggiore utilizzo di questa modalità di svolgimento del lavoro. In questo modo si snelliscono le procedure per i datori di lavoro e non si aggravano gli uffici ministeriali di adempimenti amministrativi ritenuti non necessari». Inoltre, le informazioni potranno essere trasmesse entro il primo novembre per permettere l’aggiornamento dei sistemi informatici, in modo tale che posano “dialogare” con quelli ministeriali.
Le nuove norme riguardano i nuovi accordi ma non quelli in essere prima del primo settembre, che scadono a fine anno.
La proroga per i lavoratori fragili e i genitori di under 14
Dopo l’apparente marcia indietro prevista dal decreto – che avrebbe obbligato di fatto tutti i lavoratori a tornare in presenza salvo accordi individuali – il ministro Orlando ha mantenuto l’impegno preso nei confronti dei lavoratori fragili e dei genitori di bambini e ragazzi under 14, prorogando lo smart working fino al 31 dicembre per queste categorie. La misura, spiega il ministro, «rappresenta un intervento fondamentale per tutelare le persone più fragili, i genitori con figli piccoli e continuare a garantire migliore conciliazione del tempo vita-lavoro grazie alla modalità agile».
Italia indietro rispetto all’Europa
Secondo dati Istat la diffusione media dello smart working in Europa è del 20,6% contro il 13,6% dell’Italia. Segno del fatto che questa modalità di lavoro è ancora considerata come un costo e viene percepita unicamente come misura d’emergenza: un pregiudizio diffuso soprattutto nella Pubblica amministrazione. «Salvo poche eccezioni – ha spiegato a La Repubblica Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano – stiamo assistendo a pesanti rientri in ufficio, e abbiamo una media di uno, massimo due giorni a settimana di lavoro agile».
Diversa, e decisamente più eterogenea, la situazione nei ministeri, che rispondono alle regole dei Piani integrati di attività e organizzazione (Piao). E che variano da dicastero a dicastero; quello del Lavoro, ad esempio, fa un uso diffuso dello smart working, mentre quello dell’Interno non pone limiti precisi alle giornate ma sottolinea che nei giorni di smart working i dipendenti non maturano il diritto all’erogazione dei buoni pasto.