Sicurezza, privacy e tecnologia, la tutela dei dipendenti passa dalla semplificazione normativa e dalla formazione

Rendere più flessibile la normativa sulla privacy, attivare programmi di sostegno per la salute psichica dei lavoratori, rendere obbligatoria (e finanziare) la formazione sull’uso delle nuove tecnologie, ma anche intervenire a livello legislativo per riconoscere benefici alle aziende virtuose: sono alcune delle proposte emerse dal tavolo dedicato a Salute e sicurezza nell’ambito della prima edizione di Officina Risorse Umane.

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Sicurezza, privacy, tecnologia. Un trittico che, mai come in questi anni, si sta esprimendo in ogni declinazione possibile e che può anche aiutare la gestione aziendale, se la tecnologia consente di migliorare la sicurezza sul posto di lavoro e di tutelare la salute dei dipendenti, sfruttando le più efficaci innovazioni tecniche per superare le barriere poste dal diritto alla riservatezza, senza ovviamente demolirle. Su questo si sono concentrati i componenti del tavolo di lavoro dedicato a Salute e sicurezza, coordinato dall’avvocato Lorenza Paletto (Senior Associate LabLaw Studio Legale Rotondi & Partners) durante la due giorni tutta dedicata al tema delle risorse umane e delle loro possibili evoluzioni. Officina Risorse Umane – questo il titolo dell’evento, con un richiamo esplicito alla concretezza di un ambiente di lavoro manuale  – ha occupato gli spazi del conference center dell’hotel Hilton Molino Stucky di Venezia dal 23 al 24 ottobre, su impulso di HR Link e di Stati generali mondo del lavoro, con il patrocinio di Aidp -Associazione italiana per la direzione del personale e la direzione scientifica di Francesco Rotondi. Al tavolo di lavoro coordinato da Paletto, che poteva vantare come referente istituzionale il presidente Inail Franco Bettoni, erano seduti anche Roberto Moro, direttore delle risorse umane del gruppo Gedi; Alberto Ascoli, Chief people officer di Mazars; Ilaria Tanzarella, Head of HR Italy per Tk Elevator; Maria Rosa Carlesimo, direttore delle risorse umane per Eurobet Italia (Entain Plc); Alessandra Rizzi, Director Group HR & organizational development di Bff Bank; Mauro Frongia, direttore amministrativo e del personale della Procuratoria della Basilica di San Marco; Marianne Froberg, Senior Business Coach di Performant; come analista, Michela Zita (LabLaw Studio Legale Rotondi & Partners).

«Il nostro verosimilmente era il tavolo più “storico”, che riguardava una delle parti più importanti della vita lavorativa di ciascuno – spiega l’Avv. Paletto – Quello che è emerso è la volontà del datore di lavoro, del direttore delle risorse umane, di aiutare il dipendente rendendo più sicuro il posto di lavoro. Quello che manca purtroppo sono gli aiuti: è emerso in maniera lampante il divario che c’è tra istituzioni pubbliche e parte datoriale. La richiesta è quindi di un finanziamento statale, un riconoscimento di benefici, non necessariamente economici, ma anche nel collocamento dell’azienda nei rapporti con le istituzioni». Come detto, però, serve prima ripartire da un sistema di monitoraggio migliore: la richiesta che sale dal tavolo è quindi quella di semplificare, rendendola più flessibile, la normativa sulla privacy per consentire l’utilizzo da parte delle aziende di tecnologia avanzata per controllare la salute del lavoratore sia nel luogo fisico dell’impresa, quando sia in presenza, sia in un luogo diverso. Non si pensa, in questo senso, solo al rilevamento di problemi, ma anche a prevenirli, senza per questo ledere il diritto alla tutela dei dati sensibili del dipendente (i sistemi di cifratura moderni possono essere fondamentali per non tradire la fiducia di chi fornisce le proprie informazioni sanitarie).

L’immagine che è emersa è comunque molto proiettata al futuro: dispositivi di monitoraggio indossabili capaci di imporre pause ai dipendenti troppo zelanti, check-up sanitari periodici, un conseguente sistema di sostegno economico per l’implementazione delle tecnologie e un riconoscimento degli esempi virtuosi da parte dello Stato potrebbero davvero accelerare un futuro che ora è solo all’orizzonte. Un cambio di passo, questo, che dovrebbe cominciare però dalla formazione specifica, proprio al fine di scongiurare abusi o violazioni involontarie; formazione che avrebbe bisogno a sua volta di un finanziamento statale, per non diventare una zavorra ulteriore di cui caricare le realtà produttive, scoraggiandole dal tentare. E poi, ovviamente, agli investimenti tecnologici dovranno corrispondere investimenti informatici, in modo da blindare i tantissimi dati raccolti giorno per giorno e che potrebbero rappresentare una nuova miniera d’oro per i più spregiudicati analisti. Così come sarebbe importante arrivare a una vera «carta della sicurezza», che certifichi le aziende virtuose e permetta loro di ottenere punteggi più alti nella partecipazione ai bandi pubblici, cementando in questo modo l‘idea che davvero la salute e la sicurezza siano leve competitive, non solo a lungo termine.

Impossibile poi trascurare il momento storico in cui stiamo vivendo: ecco allora che nel tema della salute e della sicurezza sul lavoro si devono inserire anche nuove figure apicali dedicate all’organizzazione dell’impiego da remoto, così come nei programmi di tutela aziendale vanno previsti interventi specifici per il benessere psicologico dei dipendenti, che vadano dal sostegno in caso di crisi alla prevenzione mediante la creazione di un ambiente più sano. «In questi due giorni – ha rimarcato l’Avv. Paletto – le istituzioni pubbliche e i direttori del personale si sono potuti incontrare e hanno avuto uno scambio davvero importante dove la professionalità ha fatto da padrone. In un Paese che ha ancora molte difficoltà a superare i suoi divari storici, questo è senza dubbio un metodo di lavoro prezioso».

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