Salini Impregilo: crescita e occupazione
Il gruppo specializzato nella realizzazione di grandi infrastrutture è passato da 9 mila a 31 mila dipendenti in 10 anni. La gestione della crescita, in Italia e all’estero, ha comportato una riorganizzazione di tutti i processi HR. Ne abbiamo parlato con il direttore HR&O Gian Luca Grondona
Il lavoro è al centro delle strategie di impresa e di ogni dibattito politico. In Italia ci sono ancora troppi disoccupati, ma c’è anche chi è cresciuto. Repubblica Affari&Finanza, con il supporto di Mediobanca, ha redatto la classifica dei campioni del lavoro, le imprese che più hanno aumentato l’occupazione negli ultimi 10 anni. Una ricerca che ha tenuto conto delle tante variazioni aziendali che ci sono state, per restituire un panorama veritiero. Salini Impregilo è passata da 9 mila a 31 mila dipendenti: una crescita che la colloca al secondo posto assoluto nel comparto “Servizi e altri settori industriali”. Con Gian Luca Grondona, HR&O del gruppo, abbiamo ripercorso il tragitto di crescita e l’impatto che ha avuto sul settore delle risorse umane.
Siete cresciuti in una fase di mercato complicata, quali sono state le leve della crescita?
«Oggi Salini Impregilo è un gruppo internazionale specializzato nella realizzazione di infrastrutture complesse, una realtà italiana che compete con i maggiori gruppi a livello globale, attiva in più di 50 paesi, che impiega oltre 70 mila persone, tra forza lavoro diretta e indiretta, con un fatturato pari a 6 miliardi di euro. L’espansione internazionale e la diversificazione sono state necessarie anche per le aziende che operano nel nostro settore. Noi le abbiamo perseguite sia attraverso una crescita organica su mercati importanti come la Francia, l’Australia, il Medio Oriente e gli Stati Uniti, sia attraverso una serie di fusioni e acquisizioni. Le principali sono la fusione tra Salini e Impregilo e l’acquisizione del gruppo americano Lane».
Come è stata gestita, dal punto di vista del settore HR, questa fase?
Come vi siete attrezzati e come siete cambiati?
«Abbiamo strutturato una nuova Direzione HR & Organization, moderna e consona alle esigenze di un gruppo multinazionale complesso. Abbiamo ridisegnato tutti i processi della nuova realtà, avviato un importante programma di remix delle figure manageriali, sia attraverso innesti di profili provenienti da mercato, anche da altri settori, sia lavorando su programmi di sviluppo per risorse interne di cui stiamo supportando la crescita. Ad oggi circa l’80% delle nostre posizioni chiave è stato rinnovato, e annoveriamo nel nostro top management team profili americani, spagnoli e francesi oltre che italiani. Abbiamo inoltre promosso importanti campagne di inserimento per profili più junior, attivando collaborazioni con atenei anche a livello internazionale come in Australia, Usa e Francia, e offrendo specifici programmi di formazione e assunzione come il progetto “Tomorrow’s Builders” che ha visto nel 2015 l’inserimento di 100 giovani ingegneri, e le tre edizioni del Master in “International Construction Management” in collaborazione con il Politecnico di Milano. Questo ci ha permesso di ottenere importanti riconoscimenti: abbiamo avuto l’onore di essere stati identificati come Best Employer of Choice 2019 dai neolaureati italiani in ambito tecnico scientifico. In aggiunta, per il terzo anno consecutivo siamo tra le prime cinque aziende della classifica generale dei luoghi di lavoro più ambiti dai neolaureati italiani e stiamo lavorando per aumentare la nostra attrattività anche in altre paesi per noi importanti».
Quali sono le caratteristiche che avete cercato e quelle che cercate nel personale che è entrato o entrerà a far parte della vostra azienda?
«Il tema della competenza è per noi centrale: sapere e saper fare sono i requisiti imprescindibili. Per anni, le realtà del nostro settore si sono mosse in un mercato frammentato, spesso focalizzato su alcune aree geografiche o su specifici segmenti di business, gestendo un numero limitato di progetti. In quel contesto, la competenza tecnica faceva la differenza. Oggi ci troviamo in uno scenario molto diverso, con maggiore complessità gestionale, in cui le regole del gioco variano da paese a paese, con la concorrenza di grandi gruppi internazionali e con standard richiesti dai nostri clienti sempre più elevati. Per poter affrontare tanta complessità il know how tecnico va integrato con una visione più ampia di tutte le leve di gestione del business e con solide competenze di leadership, tra cui una competenza chiave, attorno alla quale ruota il resto: la Sicurezza. A queste, si aggiungono un mindset aperto e flessibile rispetto nuove culture e differenti contesti socio-politici e la disponibilità alla mobilità internazionale».
Avete attratto molto personale, quali piani avete per trattenere i migliori talenti?
«Noi abbiamo la responsabilità e la passione per lavorare alla creazione di una nuova classe manageriale per questo settore, dando opportunità di carriera internazionale, lavorando su progetti che promuovono lo sviluppo economico-sociale di intere popolazioni, come ad esempio la disponibilità di energia che deriva dalla realizzazione di un impianto idroelettrico. Oggi siamo un’azienda che raggruppa 100 nazionalità diverse e competenze provenienti da ambiti differenti, che sta investendo sulle persone e che mira a realizzare ulteriori attività di sviluppo. Queste sono a mio avviso le leve principali per trattenere i migliori talenti».
Come si riesce a creare una visione e una identità condivisa in un’impresa con oltre 30 mila dipendenti operanti in tutto il mondo?
«Ciò che caratterizza i dipendenti del nostro Gruppo è un forte senso di appartenenza e di orgoglio per aver contribuito alla realizzazione di grandi infrastrutture che hanno fatto la storia. È anche fondamentale l’esempio del management nel diffondere la cultura aziendale nel lavoro di ogni giorno. Noi diamo il nostro contributo con la creazione dell’Academy Manageriale e i programmi di sviluppo e formazione, uno su tutti il “Safety Builders”, un programma globale che promuove la leadership della Sicurezza, la nostra prima competenza chiave. Il riferimento a una comune dimensione identitaria e culturale è promosso anche da grandi campagne di comunicazione che diffondono i nostri valori, celebrando le grandi opere realizzate: abbiamo recentemente celebrato, ad esempio, i 110 anni di storia del Gruppo, le opere ciclopiche realizzate nonché l’importante salvataggio del sito archeologico di Abu Simbel in Egitto. Tutte queste iniziative creano un collante culturale tra le nostre persone nel mondo».