Route to the top, cresce in Italia il numero di Ceo under 45
La società di executive search Heidrick & Struggles evidenzia un avvicinamento alle medie internazionali
Aumenta il numero di under 45 che riesce a diventare Ceo. Sebbene l’età media si attesti ancora attorno ai 58 anni – 56 a livello globale – i risultati italiani nella classifica Route to the top 2020 realizzata dalla società di executive search Heidrick & Struggles non divergono dalla media internazionale. Le nomine, durante la pandemia, sono state più prudenti, ma, nonostante ciò, l’Italia supera le aspettative raggiungendo quota 25%, sopra di tre punti percentuali rispetto alla media internazionale, per quanto riguarda il dato relativo ai Ceo under 45.
Pur non raggiungendo le vette del Belgio, che tocca il 48% di giovani Ceo, il risultato italiano non è lontano dai paesi guida del continente ed è frutto di un cambio generazionale che investe soprattutto i ruoli più esposti alla fluidità del contesto di mercato tra quelli di guida delle aziende. Sono infatti più di cinquanta i giovani top manager del Ftse Mib che hanno meno di 45 anni: si va dai Ceo di Exor e Snam, John Elkann e Marco Alverà, al Cfo di Unicredit Stefano Porro fino alla più giovane, Enrica Marra, Chief Risk Officer di Atlantia a 34 anni.
Inoltre, la presenza di generazioni più giovani nei ruoli apicali più esposti al nuovo mercato, seppure non ancora in quelli di Ceo, fa presagire una possibile accelerazione imminente del ricambio generazionale e un’apertura sempre maggiore ai giovani nei vertici aziendali, considerato anche che il 65% delle posizioni di responsabilità viene reclutato proprio all’interno delle aziende.
I percorsi più seguiti
Secondo lo studio, i percorsi di carriera più gettonati verso la poltrona da Ceo partono da ruoli finanziari e operativi: il 17% dei Cfo, infatti, è assunto al soglio di amministratore delegato, così come il 18% dei direttori operativi (Chief Operations Officer – Coo). La pandemia non ha rallentato questo fenomeno, anche se ha compresso il numero di cambi ai vertici in questo anno di transizione; i direttori finanziari eletti Ceo da marzo 2020 sono, a livello globale, addirittura cresciuti, raggiungendo quota 27%, proprio come i Coo.
Sul fronte della presenza femminile nel management italiano, i segnali sono sempre insufficienti ma in leggero miglioramento: le posizioni manageriali apicali delle società quotate presentano una rappresentanza femminile al 14%, di cui il 18% under 45. Salendo ai vertici, pur con numeri ancora contenuti, la quota di donne italiane Ceo è del 5%, proprio come la media del resto del mondo, fatta eccezione per l’Irlanda che raggiunge il 15%.
In Italia cresce il numero di nuovi Ceo che hanno avuto esperienze all’estero (43% vs. 36% globale) e che hanno ricoperto ruoli di leadership in industrie diverse: il 23% contro il 17%.
A fare dell’ecletticità un requisito fondamentale per la selezione dei vertici sono principalmente le aziende che operano nel campo della tecnologia, dove il 26% dei nuovi Ceo ha lavorato in molteplici industrie, e in campo sanitario, dove si registra il più alto numero di Ceo con esperienze internazionali (52%). Le donne crescono nel settore finanziario (6%) ma anche nell’industria (5%), dove lentamente raggiungono la media generale.
«È questo il momento per investire in trasformazioni senza precedenti. Ci aspettiamo cambi importanti per le nuove nomine che interesseranno grandi gruppi societari, anche a partecipazione pubblica. Il periodo certo non ha favorito scelte trasformative, ma nonostante il percepito comune i dati offrono un quadro di cambiamento positivo per l’Italia», ha dichiarato Niccolò Calabresi, Managing Director Heidrick & Struggles Italia, Portogallo e Spagna.