Ripartenza post Covid, da Harvard i suggerimenti che puntano su riqualificazione e formazione
L’università americana ha realizzato un rapporto che raccoglie interviste ad aziende resilienti, che hanno già dimostrato di saper trasformare la crisi in opportunità
Dopo lo shock sanitario causato dall’emergenza Covid-19, diventato presto anche economico e sociale, la parola d’ordine è ripartire. E farlo davvero. Per sostenere le imprese e la società tutta in questo processo di ripresa si è mossa anche Harvard, promuovendo una ricetta che parta dalla riqualificazione e dalla formazione dei lavoratori.
Raffaella Sadun, romana, Phd alla London school of economics e docente di Public administration ad Harvard, ha lavorato con un gruppo di studenti italiani dell’università americana al rapporto Re-starting under uncertainty, in cui – tra le altre – sono state intervistate anche 17 aziende italiane, oltre ad alcune americane, indiane e cinesi, 56 in tutto.
Ciò che emerge è senz’altro che nulla sarà più come prima. Ma questo pensiero non deve essere paralizzante e, al contrario, le interviste dimostrano che le aziende più resilienti sono quelle che hanno da subito mostrato “un enorme dinamismo e la volontà di accettare la sfida”, con l’obiettivo di diventare più forti e più sicure in modo sostenibile. I manager intervistati, insomma, condividono l’idea di vedere nella crisi una possibilità di miglioramento “per ringiovanire modelli di business” che avrebbero altrimenti impiegato alcuni anni per diventare operativi. Un ragionamento, questo, che vale anche per le aziende più piccole, perché l’intraprendenza non è necessariamente legata alle dimensioni dell’impresa.
Sadun, intervistata da Repubblica, mentre parla di capacità di leggere in anticipo gli eventi, porta l’esempio di quelle aziende che si sono immediatamente riconvertite nella produzione di mascherine o nell’utilizzo di stampanti 3D per i caschi da rianimazione. Non esiste una best practice precisa, ad oggi, ma esistono esempi di successo.
Il nodo della disoccupazione
Certo, la mancanza di impiego sarà il grande tema, un po’ per tutti i paesi. A maggior ragione nel caso dell’Italia che, già prima dell’emergenza sanitaria, registrava numeri preoccupanti sul fronte dell’occupazione. Per Sadun è già evidente che molte persone dovranno necessariamente cambiare lavoro: ad esempio i tour operator. E magari riconvertirsi a professioni che richiedano attitudini informatiche, oltre che capacità di relazione interpersonale, per potersi ricollocare in settori che, invece, cresceranno, come quelli dell’e-commerce e della tecnologia legata allo smart working. Il tema della formazione continua e del reskilling, quindi, è fondamentale ed è stato troppo trascurato, specie in Italia, prima dell’emergenza sanitaria. In questo contesto, per l’economista di Harvard, resta fondamentale il ruolo dello Stato che – riconosce Sadun – è intervenuto, in Italia, con sovvenzioni straordinaria, cassa integrazione e interventi mirati, ma che dovrà passare dalla fase assistenziale a quella più legata alla crescita.
Nel rapporto realizzato dal gruppo di lavoro guidato dall’economista, viene elencata una serie di imprese che hanno introdotto strategie risultate vincenti, con l’obiettivo di spingere le aziende che non sono riuscite a reagire con forza e velocità a seguire queste traiettorie e indirizzarsi verso un cambiamento del proprio modello di business. Ciò che accomuna tutte le realtà resilienti intervistate è la capacità di imparare dai segnali di trasformazione ad adattare le proprie attività, e al contempo quella di confrontarsi anche con soggetti esterni – talvolta anche competitor – per salvaguardare la stabilità dell’intero ecosistema. Tutte aziende del campione stanno anche cercando di scorgere nuove opportunità di crescita e sono molto attente a salvaguardare il benessere dei dipendenti.