Recruitment sui social, selezionatori e candidati usano anche Instagram

La ricerca di Adecco e Università del Sacro Cuore fotografa quanto e come social e web entrano nel mondo della ricerca di lavoro e di competenze. Sui profili si studiano anche gusti e attitudini private.

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Veloce, funzionale e puntuale. Queste le caratteristiche principali del recruiting fatto online, prevalentemente sui social: non solo in quelli dedicati alla ricerca o all’offerta di lavoro, ma anche i più generalisti, perché da lì – ed è una novità – i recruiter risalgono anche alla personalità di chi stanno individuando.

Una ricerca realizzata da Adecco in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore su un campione di 1.466 candidati e 259 recruiter – Work trend studies ­– ha fotografato ciò che sta accadendo nel mondo digitale dal punto di vista della ricerca del personale, a partire dal tempo che candidati e recruiter passano sul web per cercare lavoro: il 72% i primi, il 45,1% i secondi. Un numero, quello relativo ai selezionatori, destinato a raggiungere il 55,7% nell’arco dell’anno.

E se Linkedin resta il social media preferito da chi sta cercando un’occupazione (il 57,7% lo predilige), cresce sempre di più anche l’utilizzo di Facebook (31,7%), Twitter (4%) e addirittura Instagram (circa 10%), social generalisti che vengono tuttavia utilizzati con lo stesso obiettivo per cui nasce Linkedin.

Le percentuali cambiano se ci si sposta sul versante dei recruiter: l’utilizzo di Linkedin diminuisce, passando dall’88% del 2015 al 73,6% di oggi, cala anche Facebook, dal 28% al 14,4%, e fa la sua comparsa  Instagram, utilizzato dal 15,3% dei selezionatori.

Perché il web

In un Paese in cui mancano le competenze, chi le possiede diventa il classico oggetto del desiderio per le aziende – ragiona Cristina Cancer, Head of Talent Attraction and Academic Partnership di The Adecco GroupDal momento che si tratta di candidati che possono scegliere, questi soggetti diventano estremamente difficili da attrarre e la partita per le aziende diventa più dura. Per questo è necessario affidarsi a professionisti in grado di individuare i potenziali candidati anche quando restano, per così dire, nascosti”.

È evidente, poi, che la ricerca di candidati online richiede meno tempo e meno costi, ma può aiutare molto a scremare e orientare la propria ricerca. “L’impatto dei canali social sull’attività di scouting degli HR e sulla ricerca di un lavoro da parte dei candidati è in crescita costante – aggiunge Cancer ­– La rapida evoluzione del mondo del lavoro e l’affermazione dei canali digitali in tutte le attività quotidiane, sia professionali che personali, sta cambiando radicalmente le abitudini non solo di chi cerca un lavoro, ma anche dei professionisti che si occupano di risorse umane”.

Va detto, tuttavia, che, se da un lato gli Hr devono essere in grado di utilizzare le tecnologie e sfruttare le opportunità che vengono dal mondo del digitale e dell’intelligenza artificiale, il colloquio de visu non può essere tralasciato, perché è lì che si capisce se si ha davanti il candidato giusto e se vengono confermate le qualità e le competenze per cui lo si era selezionato. Insomma, il digitale screma, restringe il cerchio, focalizza l’attenzione su certe competenze, ma l’incontro fisico è ciò che decide, anche dal punto di vista del candidato.

Social specchio dell’anima?

Di certo, un aspetto di novità riguarda l’utilizzo dei social da parte dei recruiter come strumento non solo per confermare un curriculum ma anche per indagare gli aspetti più personali del candidato. Il 44,1% dei recruiter dichiara di avere escluso un candidato dal processo di selezione dopo averne visualizzato i profili social. Motivo per cui è importante che chi sta cercando lavoro ne faccia un uso corretto, al fine di non confondere gli eventuali selezionatori e restituire una immagine di sé quanto più possibile fedele.

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