Recruiting, le 3 tendenze secondo LinkedIn
Audizioni di lavoro, incontri in contesti informali e assessment supportati dalla realtà virtuale: sono le più innovative tecniche di recruiting a livello globale, secondo una ricerca condotta da Linkedin
Nella selezione dei candidati le “vecchie” e tradizionali tecniche di recruiting, come il colloquio, non funzionano più bene come una volta: sia perché le competenze di oggi sono più difficili da ricercare in un’intervista, sia perché pregiudizi e stereotipi possono influenzare la decisione di assunzione e non far optare per il candidato migliore.
Ciò che inficia maggiormente un’intervista, anche se strutturata, sono gli “unconscious bias” (pregiudizi inconsci) che fanno prendere nel 42% dei casi una decisione al selezionatore non basata su fatti oggettivi ma determinata da proprie categorie mentali precostituite. La distorsione più comune è la cosiddetta “similarity bias” cioè l’opinione che le persone più simili a me siano anche le migliori.
Come rendere il lavoro del recruiter più strategico, veloce ed efficace?
È quanto ha cercato di capire Linkedin, la rete professionale più grande del mondo, che ha intervistato circa 9.000 tra HR manager, selezionatori ed head hunters di 23 Paesi per l’annuale studio “Global Recruiting Trends”.
L’analisi ha permesso di individuare 5 nuovi strumenti di selezione in grado di rendere il processo di recruiting più preciso, obiettivo e con una visione più completa della personalità del candidato. Ecco quali sono:
1. la valutazione on line delle soft skills,
2. le audizioni di lavoro,
3. gli incontri in contesti informali,
4. gli assessment supportati dalla realtà virtuale,
5. le video interviste.
La prima tecnica permette di valutare la capacità di lavorare in gruppo e lo spirito di iniziativa e di avere una visione più completa del candidato. Nelle audizioni di lavoro, le aziende pagano i candidati per svolgere un lavoro reale in modo da osservarne le competenze in azione. Si tratta di una modalità più adatta ad un target molto giovane, disponibile a prestarsi a questo tipo di competizioni. Le interviste in ambienti informali si svolgono generalmente durante un pasto: in questo tipo di situazioni i candidati e i selezionatori sono più a loro agio e quindi, tendenzialmente, più sinceri, per cui è possibile valutare meglio le soft skills. Con la realtà virtuale, le aziende immergono i candidati in ambienti 3D simulati per testarne le competenze in modo più realistico. In questo modo si possono valutare sia le abilità tecniche sia verificare in modo più accurato quelle comportamentali. Infine le video interviste permettono di individuare un’ampia serie di talenti in meno tempo.
Dalla ricerca emerge dunque come il processo di recruiting si stia reinventando e arricchendo di nuovi strumenti destinati a mandare in soffitta i colloqui tradizionali, ormai considerati imperfetti. Le nuove tecniche avvantaggiano non solo i recruiter ma anche i candidati, che hanno l’opportunità di essere valutati in modo più oggettivo possibile e di conoscere meglio l’organizzazione nella quale desiderano lavorare.