Recruiting sempre più digitale

Accelerata da un’esigenza concreta, quella della pandemia, la digitalizzazione dei processi di selezione è diventata uno strumento fondamentale per le aziende che riescono a raccontare meglio se stesse e ad analizzare con più facilità profili e competenze. Il punto sul digital recruiting

digital recruiting

Ricerca di lavoro on line e video-colloqui, piattaforme social e intelligenza artificiale: sono tutti strumenti diventati di uso abituale a partire dalla pandemia. Se in quel contesto si sono, infatti, rivelati indispensabili, quando il distanziamento sociale era una regola da rispettare, col tempo si è cominciato ad apprezzare le caratteristiche del digital recruiting. A che punto siamo?

Dati, tool e AI per il recruiting 

Oltre ad essere diventato più facile l’incontro tra domanda e offerta grazie all’utilizzo di  piattaforme on line e social, si sono affinati anche tutti quegli strumenti che a oggi permettono di individuare profili interessanti e di mettere a fuoco con precisione competenze ed esperienze in fase di selezione. Una volta assunte le persone, durante la pandemia, si sono sviluppate anche nuove metodologie per l’on-boarding, rimaste cruciali anche nel post-pandemia.

I social, inoltre, non si rivelano solo delle piattaforme in cui il mondo delle imprese incontra quello dei lavoratori e delle lavoratrici, ma sono anche dei luoghi dai quali è possibile acquisire informazioni sulle persone, apparentemente slegate dalla sfera lavorativa, ma utili per comporre un profilo più preciso perché raccontano e mettono in risalto quelle soft skill che spesso si rivelano fondamentali in un contesto lavorativo.

Interessante, in questi anni anche l’impiego dello strumento della gamification, che peraltro venne utilizzata già nel 1999 per selezionare persone destinate all’esercito Usa: si è infatti osservato che il gaming può più facilmente creare un link tra candidato e cultura aziendale, a maggior ragione se si considera che nel 2025 i Millennials, più avvezzi a questi utilizzi, rappresenteranno il 75% della forza lavoro attiva, come si legge in un articolo uscito su Ipsoa a firma di Mario Alberto Catarozzo, formatore, consulente e business coach. 

Un altro aspetto diventato centrale in seguito alla pandemia è stato quello del benessere sul posto di lavoro, tanto che le aziende, anche nella fase del recruiting, sono sempre più impegnate nel comunicare all’esterno l’attenzione verso questi temi, con l’obiettivo di rendere  la propria impresa un posto appetibile, in grado di attrarre talenti. 

Non ultimo, tra gli aspetti che rendono cruciale il recruiting digitalizzato, anche l’enorme risparmio di tempo. Selezioni che prima della pandemia potevano prendere lunghi periodi, sono senz’altro velocizzate dalla tecnologia. 

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