Quali manager per le aziende di famiglia?
L’azienda a capitale famigliare è il modello di imprenditoria più diffuso in Italia. Fondamentale dunque il tema del passaggio generazionale: meglio manager di famiglia o dirigenti esterni?
Tra le prime 100 aziende italiane, 40 sono a capitale famigliare: dall’Exor degli Agnelli a Benetton, da Ferrero a Luxottica.
Anche considerando nel complesso tutte le imprese italiane, più dell’80% sono famigliari (è la percentuale più elevata d’Europa). Non c’è dubbio, dunque, che questo tipo di azienda sia il modello che rispecchia maggiormente le caratteristiche culturali dell’imprenditoria nostrana, riconosciuta nel mondo per creatività, laboriosità e grande attenzione alla qualità.
In questo tipo di contesto, il tema del passaggio generazionale è fondamentale, sia per tutelare il patrimonio famigliare sia per garantire la continuità dell’attività e salvaguardare i posti di lavoro. Secondo un rapporto basato sugli studi della Commissione europea, le imprese del Vecchio Continente che riescono a mantenere la continuità operativa e proprietaria in seguito al primo passaggio generazionale non superano il 33% e solo il 10-15% è in grado di assicurare la continuità nel passaggio dalla seconda alla terza generazione. Il tema è dunque cruciale, ma le risposte del mondo imprenditoriale italiano non sono univoche.
Recentemente, per esempio, Luciano Benetton, che nel 2012 aveva lasciato la guida dell’azienda da lui fondata, è tornato a occuparsi attivamente del brand che porta il suo nome, facendo trapelare un po’ di delusione nei confronti di chi aveva preso il suo posto. Intervistato dal Corriere della Sera ha dichiarato: “Mi sono ritirato, volevo essere libero. Peccato che, dopo qualche anno, mi sia reso conto che un patrimonio stava perdendosi. Sono stato richiamato”. Ma ritornando si è trovato di fronte a una Benetton diversa: “Spaesata – ha detto ancora al Corriere – I manager si erano comportati senza cuore. Senza capire la storia di questa azienda che aveva nei collaboratori la sua forza. La classe dirigente è importante, deve avere la modestia e l’umiltà di capire dove si trova e non imporre modelli propri”.
Per un’azienda che ritorna alle origini e alla guida famigliare, ce ne sono altre, sempre di più, che si affidano a esterni e aprono il capitale a fondi di private equity e a investitori stranieri. La convinzione di tante famiglie imprenditoriali comincia a essere quella che una cessione dell’azienda, anche parziale, possa essere un modo per gestire il passaggio generazionale con successo. Sta emergendo l’idea del cosiddetto family office, ossia affidare la gestione dei beni a terzi per lasciare ai figli un patrimonio diversificato. Uno degli ultimi casi, in ordine di tempo, è quello delle cartiere Fedrigoni, il cui 90% del capitale è stato ceduto, dopo 130 anni, dall’omonima famiglia al fondo paneuropeo Bain Capital.