Qnext, le idee che diventano futuro: l’esperienza di Bionic People su disabilità e inclusione
Quadrifor, Istituto bilaterale per la formazione dei quadri nel settore terziario, lancia Qnext, un ciclo di incontri che unisce predittività e formazione. Nel primo incontro si è parlato di trend, talent e training e di come allenare il nostro talento inclusivo. Ne parliamo con Alessandro Ossola, relatore e presidente di Bionic People, associazione no profit che punta a sensibilizzare le persone sui temi della disabilità e dell’inclusione sociale.
Di Andreina Baccaro
Sviluppare quattro talenti per fronteggiare i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro: introspettivo, inclusivo, trasformativo e generativo. E un ciclo di incontri per comprendere le nuove esigenze organizzative e produttive delle imprese, aggiornando le competenze di middle manager e dipendenti. Nasce con questi intenti QNext – idee evolutive, il ciclo di seminari e spazi di confronto promosso da Quadrifor, istituto bilaterale per lo sviluppo della formazione dei Quadri del Terziario. «Per progettare il futuro delle imprese e dei lavoratori bisognerà andare oltre la tecnologia, si rende necessaria una complessiva ridefinizione dei processi e delle risorse – spiega Rosetta Raso, presidente di Quadrifor – La gestione delle risorse richiederà di sviluppare maggiori capacità di leadership, lavorare per obiettivi, analizzare dati, allenare competenze digitali e fare esperienze verticali. Trovare strategie efficaci e processi organizzativi innovativi sarà la sfida che dovremo affrontare nel prossimo futuro».
Il ciclo di incontri ha preso il via con l’evento in streaming “Scenario 21 – Il Piccolo Futuro”: un percorso di formazione per dotare manager e quadri, nonché le stesse imprese, delle chiavi per diventare attori del cambiamento, nel nuovo mondo del lavoro trasformato dalla pandemia. Alessandro Ossola, atleta paralimpico, fondatore e presidente di Bionic people ha portato il suo contributo e quello della sua associazione, fondato sul metodo di reazione ai cambiamenti.
Trentatrè anni, nel 2015 ha perso la moglie e la gamba sinistra a causa di un incidente in motocicletta, ma non si è arreso. «Ci sono eventi che ti cambiano e ti proiettano in una nuova realtà. E a volte serve davvero una forza bionica per affrontarli – spiega – Esiste però un metodo, che consiste nel reagire agli eventi, realizzare quanto accaduto e riprendere in mano la propria vita. Avere a che fare con persone con esigenze diverse è un valore aggiunto per le aziende. Includere significa accogliere le differenze».
Alessandro Ossola, cos’è Bionic people?
«È un’associazione nata nel 2019 con l’intento di cambiare l’idea delle persone sulla disabilità, su cosa può e non può fare un disabile. Lo facciamo tramite testimonial, ragazzi e ragazze con disabilità ed età varie, prevalentemente portatori di protesi ma non solo, ci sono anche persone in carrozzina o con altre problematiche motorie. Tramite lo storytelling, abbiamo iniziato a raccontarci prima nelle scuole e poi piano piano siamo cresciuti; oggi siamo 38 testimonial in 14 regioni. È nata così la necessità di ricevere un supporto per sostenere i costi, abbiamo cercato aziende che credessero nel progetto e le abbiamo trovate. Abbiamo portato i nostri speech anche in aziende importanti come Ibm, Zurich, sta partendo un progetto con Adidas».
Come l’inclusione della disabilità può aiutare quadri e manager?
«In generale lavoriamo con tutti i dipendenti, a volte solo con i manager. Raccontarci non è semplicemente raccontare una storia, in base ai temi che l’azienda vuole sviluppare cerchiamo di fare sensibilizzazione a volte sul tema del cambiamento, altre volte sulla sconfitta, che può capitare anche in ambito lavorativo. Oppure sviluppiamo il tema della diversità, dell’inclusione. Tanti di noi svolgono ruoli anche di grande responsabilità, e questo diventa uno stimolo per i manager nel credere in una risorsa e non considerarla minore solo perché magari ha una disabilità. Sono errori che oggi si fanno sempre meno, ma comunque c’è il rischio che possa succedere».
In QNext avete parlato di “talento inclusivo”. Come può essere definito?
«Il talento inclusivo si basa sul fatto che ogni persona ha delle doti, a prescindere dall’aspetto fisico, dai problemi motori o relazionali. In Bionic people siamo perfettamente consapevoli che anche una persona con disabilità intellettive ha dei talenti, perché ognuno di noi ne ha, sta al manager riuscire a svilupparli, individuarli prima e puntare su di essi».
Voi parlate di metodo di reazione ai cambiamenti. Esiste una modalità che si può adottare nel lavoro e nella vita?
«Certamente. Ci siamo resi conto che tutti noi di Bionic people abbiamo in comune lo stesso metodo di reazione, perché tutti ci siamo passati. Tutti abbiamo reagito in qualche modo alle difficoltà che la vita ci ha messo davanti, legate alla salute, a un incidente o a un problema congenito. Abbiamo formalizzato tale metodo e riusciamo a trasferirlo agli studenti, dalle elementari alle università, ma anche ai grandi manager d’azienda. È semplice ma arriva al cuore: è fatto di tre step. Reazione, realizzazione di cosa è successo, sviluppo di obiettivi. Ognuno di noi racconta la sua storia, cosa lo ha aiutato a reagire, cosa lo ha aiutato a realizzare la propria disabilità, quali obiettivi si è posto. È una modalità di reazione molto trasversale: si può applicare a problematiche scolastiche, imprenditoriali o manageriali».