Andare in pensione a Quota 100: un sogno per 430.000 persone
Una opportunità valida solo per chi ha il doppio requisito: 62 anni e 38 di contributi (o più). Non si conoscono ancora i dettagli del provvedimento simbolo del governo gialloverde, ma l’uscita anticipata dal lavoro comporterà un taglio dell’assegno previdenziale fino a un massimo del 34,7%
Quota 100 è diventato argomento di tendenza, è cool anche se tutto è ancora poco chiaro. Si tratta della possibilità di andare in pensione a 62 anni di età con almeno 38 anni di contributi (ma non vale per 63 anni e 37 di contributi o per 60 anni e 40 anni di contributi). I dettagli si dovrebbero conoscere con la manovra di bilancio (mentre scriviamo è dato per certo l’accordo con Bruxelles sul deficit che dovrà tradursi in un maxi-emendamento alla manovra) e con successivi provvedimenti che dovranno determinare quanto è larga o stretta la via per la pensione quota 100, e anche la perdita in termini economici: chi andrà in pensione prima di quanto previsto ordinariamente, incasserà un assegno più basso.
Al momento paiono esserci poche certezze: ci sarà quota 100 (ma non si conoscono i dettagli della platea), ci saranno le finestre di uscita dal lavoro, il meccanismo dovrebbe durare tre anni, poi si approderà a una nuova regolamentazione previdenziale ordinaria.
Fake News
Uno dei più strenui oppositori a uno dei provvedimenti simbolo del governo gialloverde (benché nettamente di tendenza leghista) è il presidente dell’Inps, Tito Boeri. L’ultimo suo attacco è arrivato nel corso di un convegno alla Bocconi, in cui ha definito fuorviante l’utilizzo del termine, o meglio “una fake news”, perchè creerebbe aspettative anche tra chi raggiunge quota 100 senza avere il requisito dei 62 anni di età e 38 di contributi. Per Boeri c’è anche un tema di tenuta dei conti della previdenza, visto l’incremento di spesa che genererà il provvedimento.
I conti
I dati definitivi sul costo della manovra si avranno quando il provvedimento sarà definitivo, ma ci sono già alcune stime (oltre a quelle dell’Inps, che ha fatto diverse simulazioni). Secondo le previsioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio, fatte nel corso dell’audizione in commissione del presidente Giuseppe Pisauro, il prossimo anno sarebbero 437.132 i potenziali fruitori di quota 100 (in caso di adesione totale, il costo sarebbe di 13 miliardi di euro). Si vedrà in quanti la preferiranno, ma la scelta avrà per loro un costo – in termini di minore assegno previdenziale – oscillante dal 5,6% in caso ci si ritiri un anno prima, fino al 34,7% in caso di uscita nel 2019 di chi avrebbe maturato la pensione (con la Fornero) nel 2025. Una pensione più leggera, ma intascata per qualche anno in più, con una perdita complessiva, in base alle stime sulle prospettive di vita, che si riduce allo 0,22% per chi va via l’anno prossimo anziché aspettare il 2020, e una perdita massima dell’8,65% per chi nel 2019 decidesse di anticipare di 6 anni la pensione standard.