Passione e comprensione del business: le doti dell’aspirante Hr manager
I consigli dei direttori Hr a chi sogna di intraprendere una carriera nelle risorse umane
Abbiamo chiesto ai direttori risorse umane che consiglio si sentono di dare a chi voglia intraprendere questa professione. Ne è emerso un quadro interessante di suggerimenti e indicazioni che, se da un lato hanno l’obiettivo di dare una prospettiva agli aspiranti Hr manager, dall’altro offrono una fotografia della direzione che questo mestiere sta prendendo.
L’ascolto e la curiosità sono i primi consigli: senza queste predisposizioni personali, forse si può anche lasciar perdere. Ma la tenacia, la trasversalità di sguardo e l’interesse per le persone sono altre doti considerate imprescindibili.
Empatia e desiderio di lavorare con le persone
Stefania Monini, Chief HR&O del Gruppo CIRFOOD ritiene che l’empatia sia “la dote più importante, insieme alla capacità di ascolto e a un interesse profondo per le persone”. Se una persona intende fare l’Hr con l’obiettivo di avere potere – continua – meglio che lasci perdere, “perché magari farà anche carriera – se sarà fortunato – ma non sarà un buon Hr”. Importante anche valutare il fit culturale con l’organizzazione: “Se non è in sintonia con i propri valori, meglio cambiare, senza esitazione”.
Stesso approccio per Andrea Franco, Senior Vice President Human Resources, Industrial and Engineering functions di Magneti Marelli (con precedente incarico in Datalogic), convinto che si possa fare l’Hr solo “se si ama lavorare con le persone e per le persone. In caso contrario non si potrà essere sarà bravi Hr, ma solo ottimi professionisti che non lasceranno segno del proprio passaggio”.
La capacità di ascolto è fondamentale anche per Rodolfo Magosso, responsabile Hr del Gruppo Messina spa, soprattutto se associata all’umiltà: “Importante, soprattutto all’inizio, ascoltare molto e parlare poco, continuando ad avere fame di imparare”.
Imparare, imparare, imparare
Anche Rossella Gangi, Direttrice Human Resources di Wind Tre si concentra sulla preparazione, che non è solo data dalle competenze in se’, ma ha che fare con “qualità umane di sensibilità, equilibrio e coraggio, perché ogni decisione che prendiamo ha impatto sulle vite di altri”, precisa.
Alberto Fusi, Chief Human Resources Officer di Bonfiglioli Group (con precedente incarico in Erg), invita invece a non essere generalisti: “oggi il nostro mestiere è fatto di competenze distintive molto più profonde rispetto a 30 anni fa – precisa – Prendetevi il tempo di tagliare trasversalmente tutte le aree professionali, dallo sviluppo alla leadership, dalle relazioni industriali alla compensation perché solo così si potrà coprire a 360 gradi una responsabilità funzionale”.
Un unico consiglio viene da Francesca Morichini, Chief HR Officer di Amplifon: “Indipendentemente dal fatto che vogliano fare HR o un altro mestiere, bisogna imparare, imparare, imparare”. E aggiunge: “All’inizio di una carriera bisogna avere il coraggio di investire su sé stessi, scegliendo le opportunità in base a quello che possono insegnarti, senza avere fretta di bruciare le tappe. Da ogni piccolo step si può apprendere qualcosa che, anche se richiede un investimento nel breve, si trasformerà sicuramente in un acceleratore di crescita in futuro”.
Riconoscere il talento
Un’altra sfida di chi si occupa di risorse umane è quella di “coinvolgere le persone. La chiave è trovare il talento in ogni persona e valorizzarlo”: di questo parere Ilaria Dalla Riva, Direttore Risorse Umane e Organizzazione di Vodafone Italia e membro del Comitato Esecutivo da settembre 2019, che aggiunge: “È finita l’epoca in cui si parlava solo di grandi talenti. Io credo che ogni persona abbia un suo talento, sta a noi individuarlo, a partire dalla conoscenza del business in cui ti trovi. Perché il talento è in relazione al contesto”.
Passione, coraggio e competenze
Santino Carlino, chief HR Officer di Prometeon Tyre Group (con precedente incarico nel Gruppo Bonfiglioli), consiglia di “interrogarsi sulla propria passione, sul perché si vuole fare qualcosa. Quando si comprende questo si è già a metà dell’opera”. Per Carlo Albini, direttore People & Organization della Country Romania di Enel, invece, sono almeno tre le cose che servono: “Il coraggio di prendere delle decisioni e di sostenere le proprie posizioni, l’essere pronti a comprendere la complessità e soprattutto divertirsi”.
Anche Silvia Marinari, responsabile Risorse Umane, Organizzazione e Affari Generali per Terna, consiglia di lavorare con coraggio e passione. “Il coraggio è necessario per essere innovativi, anche quando lo status quo genera una situazione di comfort”, mentre “la passione porta a una grande cura nel lavoro, a una elevata qualità”.
La passione è utile anche secondo Patrizia Radice, Chief Human Resources Officer di Saras Group, ma occorre avere le spalle solide: “sono più le volte in cui è necessario dire di no rispetto a quelle in cui si dice sì – sottolinea – Per questo maturità ed esperienza sono doti altrettanto importanti”.
Torna sulla passione anche Monica Possa, Group Chief HR & Organization Officer di Generali: “Credo molto nelle motivazioni e nella vocazione delle persone. La prima cosa che direi a un giovane è di fare HR solo se ha dentro una passione vera per le persone e se ha valori etici profondi, altrimenti non si riesce a fare bene questo lavoro, meraviglioso e faticoso”.
Comprensione del business
Possa, tuttavia, sostiene anche che sia importante “fare esperienze di business, non solo percorsi di carriera tutti interni alle risorse umane. La fertilizzazione tra HR e business è un grande valore aggiunto per fare carriera e non è un caso che molte delle persone presenti nella vostra classifica abbiano proprio questo percorso professionale”.
Convinta che “essere davvero partner del business” sia essenziale è anche Francesca Di Carlo, direttore People and Organization del Gruppo Enel: “Bisogna tenersi aggiornati sui trend del settore nel quale si opera e non applicare schemi e soluzioni solo perché si è sempre fatto così”. Senza la conoscenza del business si possono compiere scelte imprudenti”.
Collegata questa riflessione è quella suggerita da Silvia Beraldo, Chief Administrative Officer con funzioni di Head of HR, Organization & Processes, Real Estate & Facility di Nexi Group: “È necessario capire la velocità che il mondo sta dimostrando in termini di innovazione tecnologica e di processi e contemporaneamente riuscire a mantenere il livello di competenze delle persone alto, adeguato alle sfide, perché il rischio di obsolescenza è elevato. Per questo credo che la responsabilità sia di sistema”.
Comprensione del business e visione a lungo termine, dunque, sono imprescindibili per un buon Hr. Lo sottolinea Paola Boromei, Executive VP Human Resources & Organization in Snam: “Fermi restando i valori e le inclinazioni personali, mi sentirei di consigliare loro di non perdere mai di vista il lungo periodo, di dare sempre il massimo e di essere resilienti”.