Di padre in figlio, il segreto del buon passaggio generazionale
Nel Paese a più alto tasso di imprese familiari la gestione della staffetta generazionale è ancora un passaggio critico, tanto che oggi a guidare le aziende sono ancora gli “over”. Ma esistono anche casi positivi. Gli ingredienti del successo
Nel mondo anglosassone il vertice di una carriera si raggiunge verso i 30-40 anni e a 65 si è già pronti per lasciare il timone alle nuove leve. Ma sul fronte del ricambio generazionale l’Italia fa caso a sé, e i pochi e rari casi di successione “fortunata”, non bastano a invertire la tendenza: chi guida le aziende familiari il più delle volte fatica e non poco a fare spazio ai propri figli (avevamo già affrontato il tema su questo sito).
Su tutto parla l’Osservatorio sulle aziende familiari (Aub) promosso dall’Aidaf (l’Associazione italiana delle imprese familiari) con Unicredit, l’Università Bocconi e la Camera di Commercio di Milano, che ha da poco pubblicato l’edizione 2018 (“10 anni di capitalismo familiare”).
I dati
Negli ultimi dieci anni i leader con oltre 70 anni di età sono aumentati del 50%, arrivando a rappresentare il 25,5% del totale. Un altro 24,2% è costituito da esponenti tra 60 e 70 anni, mentre gli under 50 sono appena il 20,7%, in calo del 23% rispetto allo scorso decennio. Unica nota positiva, nella gestione aziendale aumenta il peso del modello collegiale, che negli ultimi anni è raddoppiato e oggi interessa il 40,7% delle aziende familiari italiane. Qualcosa si muove, insomma, ma non è sufficiente a modificare lo scenario generale.
Eppure – gli esperti concordano – quello della staffetta generazionale è un tema importante per l’economia del paese. La società di consulenza The European House Ambrosetti calcola che in Italia siano circa 5 milioni le imprese familiari, tra l’80 e il 90% del totale, più del 40% delle 300 imprese più grandi, e contribuiscono all’80% del Prodotto interno lordo. “Sono le percentuali più elevate d’Europa – si legge in un paper di Ambrosetti – il funzionamento efficiente delle imprese familiari è quindi un elemento di cui beneficia tutto il Paese”.
Le successioni riuscite
D’altra parte, a dispetto del trend, proprio negli ultimi anni nel panorama italiano si iniziano a contare numerose esperienze positive di successione, che vedono manager trentenni o quarantenni guidare brillantemente aziende da centinaia di milioni di euro di fatturato, in qualche caso superando i risultati raggiunti dai padri.
Molti di loro, come spiega Luca Petoletti, partner di Teh Ambrosetti dalle pagine del supplemento finanziario di Repubblica Affari&Finanza, hanno caratteristiche e qualità imprescindibili per condurre con successo un’azienda: passione, vocazione imprenditoriale, amore per il prodotto aziendale, e il fatto di avere una formazione internazionale e l’attitudine ad aggiornarsi continuamente. E se è vero che la crisi degli ultimi dieci anni ha contribuito a selezionare i manager più capaci, viene sottolineato come la differenza nel passaggio generazionale la faccia anche il fatto di trovarsi in aziende dove i ruoli sono stati ben chiariti.