Opportunità, ricerca e università: una piattaforma per attrarre talenti
Ecco talent in motion, un progetto nato per offrire occasioni ai cervelli italiani che lavorano all’estero, supportato da diverse grandi imprese italiane, mondo universitario e della ricerca. Secondo una ricerca di Pricewaterhouse Coopers, il 68% degli expat tornerebbe in Italia solo a fronte di una posizione con uguale o maggiore prestigio e remunerazione.
Azioni concrete per andare oltre la retorica della fuga dei cervelli. I talenti si spostano perchè hanno possibilità di scegliere e vanno in quei posti dove possono realizzarsi professionalmente ma non solo. I fattori che incidono nella scelta di spostarsi, o di fuggire se piace di più, sono tantissimi. Resta il fatto che in un mercato in cui contano le competenze, i talenti sono la vera risorsa scarsa e più che perderli bisogna attrarli e, soprattutto, valorizzarli. Molti dei cervelli italiani che stanno all’estero sarebbero disponibili a tornare in Italia ma alle stesse condizioni che hanno nel Paese che li ha accolti. Per rendere possibile questa inversione di rotta è nata Talent in motion, un progetto che si definisce così: “il primo progetto di Responsabilità Sociale a 360° per la circolazione dei talenti realizzato attraverso un lavoro di continuità tra aziende, istituzioni, università e partner, in ottica di potenziare l’attrattività di capitale umano dell’Italia come nuovo polo d’eccellenza a livello europeo e globale”.
I promotori
Talent in motion è un progetto supportato dal Forum della Meritocrazia ed in partnership con LinkedIn, con il sostegno di Confindustria Digitale, Anitec-Assinform, Aiceo, Ibc e Centromarca. Hanno aderito diverse università, business school e mondo della ricerca e più di 40 top company operanti in diversi settori strategici. Tra queste: Enel, Intesa Sanpaolo, A2A, EY, Unicredit, Leonardo, Coca Cola Hbc, Sea. “Mettiamo in contatto i giovani che si sono trasferiti all’estero per lavoro e che vorrebbero rientrare con le grandi aziende italiane. Per talento intendo le competenze di cui abbiamo bisogno per uno sviluppo sostenibile – ha dichiarato Patrizia Fontana, presidente di Talent in motion – È fondamentale avere brain circulation. Per questo motivo è nostro dovere costruire un progetto per far sì che ci siano aziende, istituzioni e università che aumentino l’attrattività italiana. Sulla nostra piattaforma, tutte le persone che si trovano all’estero potranno trovare informazioni sulle aziende, vedranno le posizioni aperte e otterranno le notizie che possono interessare a chi guarda l’Italia come Paese dove venire a lavorare”.
La ricerca
In occasione del lancio di Talent in motion è stata presentata la ricerca “Talenti italiani all’estero. Perché tanti partono e pochi ritornano”, condotta dall’Ufficio Studi di Pricewaterhouse Coopers Italia su 130 giovani talenti italiani che vivono e lavorano all’estero. Dall’analisi emerge che il 50% si definisce in fuga dalle criticità del mercato globalizzato e solo il 29% si definisce a caccia di opportunità. Gli expat vedono l’Italia come un Paese dalle scarse prospettive: l’85% ritiene che il paese in cui lavora offra migliore contesto professionale e maggiori prospettive di carriera rispetto all’Italia. Il 26% non tornerebbe più in Italia, anche a fronte di un’offerta più remunerativa o prestigiosa, mentre il 68% tornerebbe ma solo a fronte di una posizione con uguale o maggiore prestigio e remunerazione.
Il ritorno
PwC ha indagato i fattori che spingono i giovani expat a non tornare e di conseguenza quali dovrebbero essere le leve sulle quali agire per aumentare l’attrattività del sistema Paese. Ecco i dati: Il 31% è infatti trattenuto all’estero dalle limitate prospettive di carriera e crescita professionale, il 30% dalle non buone prospettive economiche dell’Italia, il 30% teme di scontrarsi con clientelismo e corruzione. Inoltre, per il 28% gli stipendi sono troppo bassi, il 26% dichiara che c’è una migliore qualità della vita all’estero. Infine, il 21% indica un contesto lavorativo poco stimolante e il 14% legami familiari o questioni personali.
Secondo il Censis, nel 2016 sono stati 81mila gli italiani con più di 24 anni che si sono trasferiti all’estero, un numero in crescita dell’11% rispetto all’anno precedente.