Motivazione al lavoro: come incoraggiare i collaboratori

La motivazione al lavoro è uno degli aspetti della gestione del personale su cui i formatori frequentemente vengono interpellati, ma davvero è sufficiente un corso di formazione?

motivazione

La motivazione al lavoro è uno degli aspetti della gestione del personale per cui i formatori frequentemente vengono interpellati. Si tratta dell’aspetto critico su cui si basano le performance e spesso ci si affida all’idea, in buona parte magica, che un buon corso di formazione possa risolvere il problema.

E’ facile farsi sedurre dall’idea che l’aula possa compiere il miracolo, che nella quotidianità si fatica e vedere realizzato, ma nella realtà le cose vanno diversamente.

La motivazione è stata oggetto di numerosi e famosi studi: Maslow con la sua piramide dei bisogni è noto più o meno a tutti, come lo sono gli studi di Herzberg sui fattori igienici e quelli motivanti, una evoluzione della  teoria precedente.

Dalla teoria alla pratica il passo molte volte è più lungo di quanto si pensi, perché congiurano aspetti di natura culturale, sociale, contestuale e personale, che spingono spesso ad approcci molto meno sofisticati di quelli indicati.

Non è raro ancora oggi imbattersi nello slogan “bastone e carota”,  o in responsabili che i fronte alle scarse prestazioni dei propri collaboratori si assumono l’onere di svolgere il lavoro al posto loro. Durezza o morbidezza, accondiscendenza o autoritarismo, vicinanza o distacco, si procede così con una serie di opposti  affidandosi alle ricette che più facilmente si riescono ad applicare in funzione delle poprie attitudini, piuttosto che in riferimento al diverso tipo di persona, di contesto, di problema, di obiettivo.

Il possesso o l’assenza di carisma è poi l’estremo argomento che fatalmente porta, parafrasando, alla conclusione di manzoniana memoria: “Il carisma, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”

 

Motivare non è manipolare

Ma motivare le  persone è ben di più e di certo non si può affidare esclusivamente al singolo capo il compito di farlo, ne al suo presunto carisma. Innanzitutto l’azione svolta nel quotidiano deve essere inscriversi all’interno di una cornice organizzativa che assume complessivamente una configurazione motivante.  Allora l’intervento, quasi manutentivo della motivazione, che è in capo al responsabile del team, diventa credibile ed efficace e può passare attraverso tutti i registri, che di volta in volta si reputano necessari, rispettando così una condizione di base che è la trasparenze e l’onesta dell’azione motivante.

Diversamente si rischia di scadere nella manipolazione dell’altro: detestabile comportamento che, per altro, perde immediatamente efficacia nel momento stesso in cui è messa in atto.

A dispetto di quanto affermava Don Abbondio, il coraggio possiamo darlo a noi stessi e agli altri, ma solo attraverso un azione persuasiva che, come dice Conor Neill, si differenzia dalla manipolazione in quanto rivolta all’interesse dell’altro e non solo di noi stessi o dell’organizzazione.

 

La motivazione al lavoro attraverso il feedback: valorizzare l’errore e celebrare i successi

La motivazione al lavoro e l’ incoraggiamento sono azioni che vanno espletate quotidianemente attraverso il feedback costante: è infatti fondamentale per chi lavora con noi sapere come valutiamo il loro lavoro, con scrupolosa attenzione a ciò che può essere migliorato, e a ciò che invece ha già raggiungo gli standard attesi e magari li ha anche superati.

Non bisogna fare l’errore di intervenire solo sulle criticità, e ancor meno farlo a distanza di tempo.

I feedback devono essere

  • dati in tempo breve,
  •  essere certi,
  •  espressi in termini costruttivi

riguardano il comportamento soprattutto quando si fa riferimento alle criticità e non devono assolutamente riferirsi al valore, all’identità della persona.

Sempre più oggi si parla di valorizzazione dell’errore, vedi l’intervista a Pasquale Natella Managing Partner di EXS italia, perché in esso si annida il germe dell’apprendimento, e quindi della crescita, ma l’errore è gestibile solo se fa riferimento alle azioni: non sono infatti le persone ad essere sbagliate, ma bastano poche parole, a volte alcuni gesti perché il messaggio che passa finisca per essere percepito come  giudicante.

Al tempo stesso non bisogna dare per scontato il lavoro ben fatto ed è essenziale sottolinearlo, complimentandosi per i risultati raggiunti.

Potremo così motivare, incoraggiare, persuadere con la garanzia di potenziare le prestazioni a beneficio dell’azienda e del singolo, in un connubio eticamente virtuoso ed efficacemente produttivo.

English Pills di Cristina Faita: motivare? Le parole giuste per farlo anche in inglese

 

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