Maternità e lavoro, consigli per l’uso
Da una ricerca della Dublin City University Business School emerge che la gestione delle Hr e l’atteggiamento dei superiori sono decisivi nella fase di reinserimento. Le indicazioni per migliorare il processo
C’è chi si siede alla scrivania e vorrebbe ricominciare esattamente da dove aveva lasciato. Chi non vede l’ora di ripartire con grandi progetti, e chi sa che non avrà mai più lo stesso tempo e le stesse energie da dedicarvi. In tutti i casi, rientrare al lavoro dopo la maternità non è mai un passaggio naturale, semmai un percorso a ostacoli vissuto tra sensi di colpa e desiderio di tornare alla vita “adulta”. Se poi l’azienda è distratta o addirittura ostile, questa fase di transizione può essere davvero dura. È quanto hanno osservato alcuni ricercatori della Dublin City University Business School, che hanno condotto uno studio su questa delicata fase della vita lavorativa al femminile. In un primo momento gli studiosi hanno intervistato 300 donne in congedo parentale residenti in Irlanda e nel Regno Unito, nel periodo subito precedente al loro ritorno a lavoro. A seguire sono stati sentiti esponenti di 28 aziende in diversi settori, che utilizzano sistemi di gestione delle risorse umane relativamente sofisticati. In ciascuna di queste imprese sono stati selezionati una lavoratrice “top performer” rientrata dal congedo nei sei mesi precedenti, il suo diretto manager e un alto dirigente delle risorse umane.
Dall’osservazione è emerso che le donne in procinto di varcare di nuovo la soglia dell’ufficio sono soprattutto combattute tra la preoccupazione per i propri figli e l’eccitazione di tornare al lavoro. Peccato che questo passaggio sia spesso più duro di quanto ci si aspetti: in tante aziende il congedo parentale viene vissuto come un elemento di rottura, molte carriere deragliano, i colleghi nutrono nei confronti delle neomamme pregiudizi inconsci, e nei casi peggiori i rapporti professionali si deteriorano.
Esistono però anche esperienze positive, e vedono protagonisti manager che hanno interpretato il congedo parentale come nient’altro che un breve interludio all’interno di una carriera ben più lunga. Laddove la maternità è stata vissuta senza drammatizzazioni, le lavoratrici hanno trovato una rinnovata energia e attenzione per il loro lavoro, la sensazione di sentirsi stimate e apprezzate, e hanno vissuto un miglioramento delle relazioni professionali.
A partire da queste evidenze, i ricercatori hanno elaborato una lista di consigli indirizzati ai responsabili Hr e ai manager, con lo scopo di sostenere le madri che rientrano al lavoro. Eccoli.
Per i responsabili delle risorse umane
- Sostenere una cultura aziendale che interpreta il congedo parentale come una breve parentesi, non come un disagio. Le culture organizzative sane pongono attenzione anche sui risultati non immediati.
- Offrire alle lavoratrici la possibilità di fare un rientro graduale, che preveda dei giorni di “check-in” durante il congedo e un ritorno in fasi, a partire da tre giorni a settimana per salire gradualmente a quattro, e poi a cinque.
- Impostare programmi di mentoring per le dipendenti che rientrano, in cui alti performer che siano anche genitori di lunga esperienza sono abbinati con alti performer neogenitori. In alternativa si può scegliere il coaching di gruppo, o approcci come il Buddy System, in cui due colleghi operano come una singola unità.
Consigli per i manager
- Avviare un dialogo aperto con le donne lavoratrici, prima ancora che entrino in congedo maternità, stabilendo insieme alle interessate con quali modalità affrontare l’intero percorso, quali canali di comunicazione attivare durante l’assenza, come gestire il rientro dal punto di vista degli impegni lavorativi. Va impostato un piano ad hoc per governare questa fase transitoria, dal principio alla fine.
- Fare un check dei piani e dei progetti che interessano la neomamme, sulla base delle nuove priorità ed esigenze familiari. Alcune potrebbero aver bisogno o richiedere modifiche ai loro programmi lavorativi, altri no.
- Essere consapevoli che la fase del rientro dalla maternità è una transizione profondamente personale e individuale, e che il manager gioca un ruolo cruciale nell’influenzare l’esperienza. Anche piccole attenzioni, come fissare le riunioni in orari concilianti può fare una grande differenza.