Matching digitale tra domande e offerta, next generation cloud e innovation center: ecco il futuro delle HR
Rendere strutturale il Fondo nuove competenze, supportare le politiche attive del lavoro con un sistema digitale centrale di matching tra le richieste di impiego e i posti disponibili, ma anche ripensare i data center in ottica di sostenibilità. Sono queste alcune delle proposte emerse dal tavolo di lavoro sulla Sfida dell’innovazione, nell’ambito della prima edizione di Officina Risorse Umane.
Si va dai correttivi al Fondo nuove competenze fino a immaginare un hub di archiviazione pubblico in cloud, disponibile per imprese e cittadini secondo il modello next generation cloud (cloud a consumo), magari con al centro un sistema di matching digitale nell’ambito delle Politiche attive del lavoro che abbini offerte di lavoro e profili ideali. Parlando di innovazione, anche volendosi limitare all’ambito delle risorse umane, è facile farsi prendere la mano. Ma altrettanto semplice sarebbe escludere scenari possibili solo perché oggi ci sembrano fantascientifici, quando la fantascienza di dieci anni fa è già nelle nostre tasche.
Ad Officine Risorse Umane, comunque, il tavolo di lavoro dedicato alla Sfida dell’innovazione è partito da spunti concreti e proposte puntuali, prima di spingersi verso il domani: il gruppo di professionisti coordinati dalla business coach ed executive trainer Francesca Chialà – insieme a Manuele Vailati, amministratore delegato di Start Hub Consulting, società che ha promosso il tema di lavoro – ha steso cinque proposte, che sono state presentate al governo il 15 febbraio scorso unitamente a quanto emerso dal lavoro degli altri tavoli dell’Officina. Un evento dal titolo volutamente concreto e «pratico», nato su impulso di HR Link e di Stati generali mondo del lavoro, con il patrocinio di Aidp – Associazione italiana per la direzione del personale e la direzione scientifica di Francesco Rotondi.
Al tavolo promosso da Start Hub Consulting e coordinato da Chialà ha preso parte in qualità di referente istituzionale la senatrice Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro e delle politiche sociali per il governo Conte II, mentre la componente HR è stata rappresentata da Enrico Martines, direttore sviluppo e innovazione sociale per Hewlett Packard Enterprise, Fabio Marchionni, HR manager di Kpmg, Gianpiero Tufilli, HR director di Thales Italia, Anna Maria Testa, HR Director ZTE Italia, Giorgio Cristiani, HR manager di Molinari, Andrea Fabbri, Group People & Organization director di Prelios, Luca Bristot, direttore delle risorse umane di Imperial, Alex Gibellato, amministratore delegato di Relizont, Fiorella Pallas, CEO di Talentoday, Andrea Erri, Ceo del gran Teatro La Fenice di Venezia, e Alessio Carbone, Opera di Parigi.
«Abbiamo affrontato il modo in cui i direttori delle risorse umane dovrebbero evolvere per diventare gli innovation manager delle proprie aziende e rappresentare così una risorsa al servizio dello sviluppo del sistema-Paese – spiega Chialà – Abbiamo quindi individuato una serie di correttivi da applicare al Fondo nuove competenze, che innanzitutto dovrebbe diventare strutturale per permettere alle aziende di approcciarlo con una specifica programmazione almeno triennale (è di fine dicembre la firma da parte del Ministro Orlando del decreto di adozione del Piano nazionale nuove competenze, ma si attendono i decreti attuativi, ndr.). Si è anche pensato di inserire un tetto che limiti la partecipazione delle grandi aziende, in modo da lasciare più spazio alle Pmi, che sono invece le prime destinatarie di questi sostegni nell’intento originario».
Altra proposta concreta è stata quella di istituire un sistema digitale centrale di matching tra offerta e richiesta di lavoro, iniziativa suggerita da Manuel Valiati, amministratore delegato di Start Hub Consulting, che il tavolo ha giudicato prioritaria rispetto a tutte le altre. «In Italia il mercato del lavoro è molto indietro sulla digitalizzazione dell’incrocio tra domanda e offerta – ha specificato Vailati, che per questo ha pensato ad una piattaforma che finalmente cerchi di coprire questa mancanza – La nostra proposta quindi parte dalla digitalizzazione dei centri per l’impiego, secondo il modello dei job center inglesi o tedeschi. Servono però finanziamenti concreti agli spazi d’innovazione delle imprese».
Il gruppo di lavoro ha inoltre proposto di finanziare con il sistema del 110 per cento nuovi spazi per l’innovazione, degli innovation center che possano riunire sia pubblica amministrazione che impresa privata.
Viste le presenze al tavolo, non è stato trascurato nemmeno il settore artistico, pensando ad un albo professionale che riunisca i professionisti della cultura, da cui pescare per i ruoli di direttori di musei e di teatri, sovrintendenti, o comunque tutti quegli incarichi che oggi sono solo oggetto di nomina politica, sia essa da parte nazionale o locale. «In questo momento abbiamo a disposizione i fondi del Pnrr e i diversi ministeri stanno studiando anche le potenzialità dei sistemi cloud, quindi la gestione digitale e immateriale di dati – prosegue Chialà – La nostra proposta a riguardo pone l’accento sul tema della sostenibilità: già oggi il due per cento dell’energia del Paese serve a raffreddare i data center, immaginiamo quindi che per ridurre l’impatto si possa pensare a un cloud pubblico, a disposizione dei cittadini oltre che dell’amministrazione». Un unico database centrale può fornire economie anche energetiche di scala, è vero, ma resterebbe un costo (sia economico che ambientale) enorme; ecco allora che la soluzione potrebbe essere un sistema di pagamento a consumo, per ridurre naturalmente al minimo gli sprechi, sia del pubblico che del privato che vi si appoggia.
Su un tema stimolante come quello dell’innovazione, «poter lavorare concretamente assieme per due giorni, confrontandosi direttamente con i grandi stakeholder e con i responsabili delle grandi imprese di tutta Italia – conclude Manuel Vailati – ha rappresentato la vera forza di questo evento».