Management 4.0 | Il cambiamento dei manager nella rivoluzione 4.0
I nuovi paradigmi per dirigenti capaci di guidare l’innovazione, superando la teoria del management classico di Henry Fayol. Le competenze necessarie: apprendimento condiviso, apertura, inclusione, innovazione, cambiamento, propensione imprenditoriale
C’è chi dice, con una battuta, che il nuovo modo di lavorare nell’era 4.0 metterà in crisi soprattutto i manager. Non è impensabile, al mondo d’oggi, immaginare un grande open space vuoto e tutti a lavorare da remoto grazie allo smart working: in questo scenario, come si esercita la leadership? Come sarà il nuovo Management 4.0? Un tema sul quale gli esperti di organizzazione o i sociologi del lavoro si stanno interrogando da tempo.
Da cent’anni a questa parte, il ruolo del manager è associato alle cinque funzioni di base individuate dal teorico Henri Fayol: pianificare, organizzare, gestire il personale, dirigere e controllare. Sulla sua teoria si è basato il sistema del management classico, ma se il lavoro evolve, con esso devono evolvere anche i manager.
Le 6 direzioni
La rivista Harvard Business Review ha individuato sei direzioni chiave per il management 4.0: dall’assertività all’apprendimento condiviso, dalla chiusura all’apertura, dalla divisione all’inclusione, dalla continuità all’innovazione, dalla semplice risoluzione di problemi alla sfida del cambiamento, dallo spirito impiegatizio a quello imprenditoriale.
Uno degli autori dell’articolo è Joseph Pistrui, docente di management alla IE Business School di Madrid e guida del progetto globale Nextsensing: un progetto orientato al futuro del management 4.0 e dell’imprenditorialità e principalmente a trovare risposte alle tante domande che le organizzazioni si pongono in questa fase di disruption.
Good Boss
Il tema è stato trattato, con risultati poco lusinghieri per i manager, anche da una ricerca Centro sul Cambiamento, la Leadership e il People Management della LIUC Business School, con la collaborazione di IESEG – School of Management, CFMT – Centro di Formazione del Management del Terziario e AIADS – Associazione Italiana di Analisi Dinamica dei Sistemi, intitolata significativamente “Good boss vs bad boss. Le nuove competenze dei manager 4.0”. Consiglieresti ad altri il tuo capo come una persona con cui lavorare? L’80% delle oltre 600 persone intervistate nella ricerca ha risposto di no. “Conosciamo le caratteristiche di un capo efficace – spiega il professor Vittorio D’Amato, Direttore del Centro sul Cambiamento, la Leadership e il People Management della LIUC Business School – come essere un buon coach, avere carisma, saper motivare e ispirare. La nostra ricerca non parte dai capi stessi ma, appunto, dai collaboratori, per definire il grado di propensione dei lavoratori italiani a consigliare il proprio capo ad amici, colleghi e familiari come una persona con cui lavorare. Il tutto a partire da comportamenti concreti, legati alle prassi lavorative quotidiane”. Un tema che approfondiremo su queste pagine con l’inizio del nuovo anno.
C level spiazzati
La rivoluzione 4.0 ha colto di sorpresa i cosiddetti C-level, anche se la rincorsa è già iniziata visto che 8 su 10 ne conoscono la portata anche se non hanno strategie specifiche per affrontare il cambiamento. Secondo uno studio di Deloitte (Italia 4.0, siamo pronti?) su più di 100 c-level executive dalle principali aziende italiane, soltanto il 5% dei dirigenti italiani si definisce in grado di prevedere i cambiamenti organizzativi indotti dalle nuove tecnologie, in contrasto con il 22% dei dirigenti internazionali.