Luxottica lancia il welfare di filiera garantendo i tamponi anche ai partner commerciali
La multinazionale veneta dall’inizio della pandemia ha lanciato un programma di screening anti-contagio dedicato ai dipendenti, ai loro familiari e alle comunità locali, ampliato anche ai lavoratori Versace. L’epidemia ha accelerato l’evoluzione e il progresso del welfare privato.
Luxottica ha deciso di essere all’avanguardia nella lotta al Covid-19 negli ambienti di lavoro promuovendo il welfare di filiera. Il gruppo di Agordo (Belluno) sta infatti sperimentando un piano di prevenzione che garantisce ai dipendenti in Italia (oltre 14.000) un servizio di prevenzione e monitoraggio della diffusione del coronavirus. Da qualche settimana questo sistema è stato allargato gratuitamente anche agli oltre mille lavoratori di Versace. Gli occhiali con il marchio della Medusa, infatti, da 17 anni vengono prodotti con la collaborazione delle due aziende: si tratta quindi di un caso unico nel quale l’integrazione sul piano industriale e delle licenze si estende al welfare.
Luxottica e Versace hanno annunciato la condivisione di un programma di prevenzione, screening e ricerca: un obiettivo sviluppato in collaborazione con l’Università di Padova. Uno degli elementi cardine e più innovativi di questo modello di prevenzione aperto è il «protocollo tamponi» introdotto sotto il coordinamento scientifico del dipartimento di Medicina Molecolare diretto dal professore Andrea Crisanti dell’ateneo padovano. Grazie al supporto della Fondazione Leonardo Del Vecchio, l’Università di Padova ha creato un nuovo laboratorio Covid-19 in grado di elaborare fino a un massimo di 40.000 test diagnostici al mese.
Già da maggio 2020 i dipendenti Luxottica possono sottoporsi volontariamente a tampone: una procedura utile soprattutto per individuare i casi asintomatici ed evitare la diffusione del contagio. Adesso viene estesa la possibilità di accedere al programma di sorveglianza attiva e ricerca ai principali partner del Gruppo in Italia, a cominciare da Versace. Questo modello aiuterà anche il marchio della Medusa, con cui Luxottica collabora da oltre 17 anni, a prevenire focolai all’interno dell’azienda e a promuovere luoghi di lavoro sicuri. Il progetto coinvolge i dipendenti delle sedi di Milano e Novara della società.
Come ricorda un articolo pubblicato a fine febbraio dal Sole 24 Ore, dal titolo «Il welfare aziendale aumenta la resilienza durante la pandemia», l’esplosione epidemica legata al Covid-19 ha evidenziato il ruolo centrale del welfare privato. Un anno fa, da un giorno all’altro, aziende e sindacati hanno iniziato a contrattare per trovare soluzioni innovative a una situazione senza precedenti: accordi per il ricorso al godimento delle ferie pregresse; poi le ferie solidali per chi ha esaurito le proprie ed è impiegato in ruoli o mansioni «sospese»; gli ammortizzatori sociali e in generale l’estensione di alcune tutele da parte di alcuni fondi e casse di assistenza sanitaria integrativa.
Ci sono poi state le campagne di tamponi ai lavoratori e quelle per i vaccini influenzali. Adesso è il momento dei vaccini Covid, che vedono le aziende in prima linea. Anche con il parere di esperti del settore, il quotidiano economico evidenzia che «chi aveva già attuato forme di welfare aziendale si è mostrato pronto a gestire un’emergenza che porta ora le imprese a dover fare necessariamente i conti con le trasformazioni del lavoro». I contratti aziendali della chimica-farmaceutica sottoscritti negli ultimi quattro anni, per esempio, dicono che «la flessibilità organizzativa e la conciliazione vita-lavoro rappresentano il 71% delle misure di welfare contrattate a livello aziendale». Anche nei nuovi contratti aziendali della metalmeccanica è cresciuta l’attenzione per le misure di conciliazione, presenti nel 52% delle intese. Crescono anche la diffusione di prestazioni di mensa e buono-pasto, che arriva a oltre un terzo delle realtà (38%), così come le previsioni sulla formazione. Più in generale, il 56% dei contratti prevede la welfarizzazione del premio di produttività, quasi il doppio del 2018 (30%), il quadruplo del 2017 (14%), per non dire del 2016, quando era solo il 3% a prevedere questa modalità di erogazione del premio.