Dal gender gap al gender neutral: le linee guida del linguaggio inclusivo

Uni ha pubblicato le Linee Guida sulla comunicazione inclusiva che propongono un linguaggio neutrale per promuovere uguaglianza e accessibilità. Non si tratta di asterischi o simboli, ma di consigli pratici, dall’uso di forme estese alla revisione dei tradizionali stereotipi legati a professioni e immagini

linee guida uni linguaggio inclusivo

Attualmente, negli Stati Uniti, il cambiamento delle politiche di diversità e inclusione è evidente: uno dei primi provvedimenti del nuovo presidente è stato l’allontanamento di tutti i dipendenti degli uffici pubblici DEIA,. Ma anche nel settore privato, ancora prima (o in vista) della rielezione di Trump, le politiche DEI stavano gradualmente scomparendo, soprattutto in tante big company.

La situazione è complessa e mentre si cerca di comprendere se e quali ripercussioni la marcia indietro negli States su diversità e inclusione si potranno avere nel Vecchio Continente, uno dei temi più “pratici”, ma anche ideali per la promozione dell’inclusività resta la comunicazione. Come il linguaggio promuove l’inclusione?

Linguaggio e inclusione 

Documenti, e-mail, comunicazioni al personale così come comunicati stampa, articoli e quant’altro sono importanti per promuovere l’inclusione in azienda e nella vita di tutti i giorni,  se si è d’accordo con Uni (Ente italiano di normazione) che specifica come “la comunicazione  riflette e influenza gli atteggiamenti delle persone, come una materia viva che cambia in base alle nuove necessità del mondo circostante. Tramite la parola scritta e parlata siamo in grado di veicolare e rafforzare stereotipi e pregiudizi, ma possiamo anche trasmettere inclusività”. 

Lo si legge nelle Linee Guida sulla comunicazione inclusiva che l’ente ha pubblicato con l’intenzione di fornire un vero e proprio manuale pratico, che può essere d’aiuto anche nella comunicazione aziendale. Vediamo qualche consiglio.

Come il linguaggio diventa neutrale

Se ve lo state chiedendo, la soluzione non sono gli asterischi e neanche la Schwa (ə) tanto cara ai social media, ma non solo. Sì, perché il primo principio sostenuto dalle linee guida è quello del linguaggio neutrale inteso come quello che nella forma scritta e in quella parlata promuove anche una certa naturalezza e leggibilità. 

Simboli come asterischi e Schwa potrebbero per esempio creare difficoltà  alle persone con disabilità perché non leggibili. Cosa fare dunque?

L’Uni suggerisce di utilizzare le forme per esteso – per esempio i professionisti e le professioniste –  o in alternativa l’oscuramento del genere con formulazioni neutre (esempio: le figure professionali). 

Un’altra soluzione sarebbe lo sdoppiamento di genere (il/la), ma se è consigliato nella modulistica, nei documenti si dovrebbe valutare se garantisce la leggibilità del testo.

Altre osservazioni di Uni sono che l’invito alla scrittura neutrale riguarda i testi originali, mentre le citazioni da fonti esterne – come leggi o decreti – dovrebbero mantenere la forma originale o ancora che il linguaggio neutrale si applica solo quando non ci sono riferimenti a persone fisiche, altrimenti è corretto usare il genere. 

Parità di genere e immagini 

Se pensate all’idea di “manager” qual è la prima immagine che vi suscita? È evidente che anche quando si parla di immagini nella comunicazione, molti stereotipi resistono e quindi, se i binomi manager-uomo e donna-segretaria fanno ancora parte dell’immaginario comune, significa che c’è ancora molto lavoro da fare per superare questi schemi e promuovere una rappresentazione più equa e inclusiva dei ruoli professionali.

Lo stesso discorso – ricordano le linee guida di Uni – vale per i colori: l’associazione dell’azzurro ai bambini e del rosa alle bambine è ormai superata. Nella progettazione grafica con riferimenti al genere, incoraggiano l’uso di una gamma cromatica più ampia, sfruttando creatività e fantasia per creare contenuti innovativi e originali.

Consigli pratici per il contesto professionale

Tra le linee guida messa a punto da Uni ci sono anche tante tabelle con esempi pratici, per esempio, inserire prima il riferimento femminile e poi il maschile (le avvocate e gli avvocati), soprattutto laddove la presenza femminile è minore. O ancora evitare l’articolo “La” davanti ai cognomi di donna (“la Meloni”) e utilizzare esempi che non rientrino nei classici stereotipi nei contesti lavorativi.

Per esempio “I professionisti che si certificano” si potrebbe dire “chi sceglie di certificarsi; “il presidente” diventa “la presidenza”; “I candidati possono mandare il CV” si sostituisce con “Si richiede di inviare il CV” e così via. E sì, il semaforo è verde anche per ingegnera, architetta e la giudice.

error

Condividi Hr Link