L’evoluzione della formazione per rispondere alle esigenze della GenZ degli HR
Abbiamo intervistato Ernesto D’Amato Ceo di Radar Consulting Group sul tema dei master: come sta evolvendo lo strumento di formazione post-laurea per eccellenza e quali le sfide a cui deve rispondere per essere d’appeal anche per le nuove generazioni
«Il vero bisogno di chi decide di frequentare un master post-laurea non è tanto quello di conseguire un altro titolo di studio – entra subito nel vivo dell’argomento Ernesto D’Amato, Ceo di Radar Academy – bensì di acquisire, attraverso uno step formativo, le competenze richieste dalle aziende e necessarie per lavorare. Il master serve proprio per superare lo scollamento tra scuola e azienda e aiuta chi lo frequenta a crearsi un’identità professionale, un job title che dia un perimetro professionale identificabile. Secondo elemento fondamentale del master è che dia la possibilità di lavorare, fare carriera e guadagnare: per questo motivo il nostro modello prevede uno stage retribuito».
Stage, lezioni, moduli: ci racconta come è strutturato il vostro master?
«Partiamo dalla durata: sei mesi. In questo periodo prevediamo il master vero e proprio in formula weekend, con i manager in cattedra in aula, ma anche sessioni di career coaching molto pratiche e finalizzate al placement – per apprendere per esempio come si scrive un curriculum vitae, come ci si posiziona su Linkedin, come si fa un colloquio –. Abbiamo poi un team di recruiter che seleziona le aziende adatte al placement degli studenti, in modo che possano entrare da subito nella parte virtuosa del mondo del lavoro; all’azienda chiediamo che ci sia un piano di formazione o che sia previsto un certo numero di inserimenti annui: noi facciamo da garanti per i candidati, che iniziano dunque uno stage retribuito. Mediamente servono meno di cinque mesi dall’inizio del master per incominciare lo stage e l’82% dei nostri allievi entra nell’organico dell’azienda prima di aver finito il master».
Come sta cambiando il mondo delle Risorse Umane e quali skill sono oggi fondamentali?
«Servono più competenze trasversali e specifiche, che non si apprendono in università: dalla proattività alla creatività, dalla capacità di scrittura alla comunicazione – verbale, paraverbale, non verbale –efficace. Le aziende, infatti, sono sempre meno verticalizzate e sempre più orizzontali: meno divisione tra i ruoli e più flessibilità: ovvero, non ci saranno più le figure di “command e control”, che dovranno essere sostituite dall’iniziativa personale; anche i problemi vanno gestiti in maniera creativa e dinamica per stare al passo con i ritmi attuali. Inoltre, gli HR negli ultimi tempi sono diventati anche marketer e si occupano sempre più spesso di comunicazione e marketing, interfacciandosi con gli altri reparti; quindi, devono avere anche doti di attraction e di employer branding, in grado di generare un clima di fiducia intorno al brand e trattenere i talenti in azienda».
Quanto conta il digital nel vostro master?
«I moduli formativi, per esempio, usano tool di produttività utilizzati anche in azienda dagli HR e altamente digital. Il digital è ora una competenza vera e propria e assolutamente fondamentale, soprattutto per le nuove generazioni, formate da nativi digitali: per loro il digital non è un problema, lo è semmai per le aziende, che ancora non si sono messe al passo con i tempi. Questo crea un gap: i giovani sanno usare tutti i tool, ma a volte non sanno come sfruttare queste loro competenze per trasformarle in valore all’interno delle aziende; dobbiamo renderli in grado di fare proprio questo: portare soluzioni digital in maniera proattiva» conclude Ernesto D’Amato.
Il Ceo di Radar Academy ha anche curato il “Manuale delle Risorse Umane”, uscito nelle librerie nel 2021 ed edito da GueriniNext –con il contributo di una trentina di HR director di aziende di rilievo.