Le nuove figure professionali nel settore HR: Chief Happiness Officer
Il mondo HR è in continua evoluzione, oggi più che mai. Tra digital transformation e AI, tanti i cambiamenti nelle organizzazioni anche direttamente per gli addetti ai lavori. Come sta evolvendo il ruolo dell’HR manager? Quali sono le nuove figure professionali nel settore? Oggi vediamo lo Chief Happiness Officer
Il mondo del lavoro sta cambiando molto rapidamente e, inevitabilmente, cambia anche chi ci lavora. Così, stanno nascendo numerose nuove figure lavorative, che puntano a migliorare la qualità complessiva dell’esperienza-lavoro. Tra questi, una di particolare rilievo è il Chief Happiness Officer (CHO).
Questa figura si occupa di sviluppo organizzativo in senso ampio: accompagna la crescita positiva di persone e team per la realizzazione del potenziale e del benessere collettivo.
Il CHO, quindi, è un leader positivo, certificato per otto competenze chiave, che guida la trasformazione positiva di persone, team e organizzazioni. Per questo motivo, quindi, si tratta di un ruolo altamente strategico all’interno dell’azienda. A livello generale, anche un semplice imprenditore – e ancor di più un HR manager o un CEO – può diventare CHO: lo scopo ultimo, alla fine, è far sì che i propri collaboratori siano “felici”, e che quindi lavorino meglio.
Le competenze chiave del Chief Happiness Officer
Le otto competenze chiave, che in Italia sono certificate da IIPO (Italian Institute for Positive Organizations), sono:
- Strategic thinking and positive future planning: il CHO deve comprendere il nesso tra i principali trend economici, politici, tecnologici, ambientali e socioculturali e le politiche di gestione e sviluppo delle persone e dell’organizzazione positiva;
- Organization epigenetics: bisogna essere in grado di intercettare i principali modelli culturali dell’organizzazione e scegliere quali incentivare e quali disattivare coerentemente da quanto previsto dalla scienza della felicità;
- Evolutionary cultural change: il CHO costruisce una cultura eco-sistemica e implementa modelli di comportamento congruenti;
- Self Science: per aiutare gli altri, bisogna prima agire su sé stessi, così da definire un piano di azione orientato al benessere per poter ispirare ed essere un esempio coerente;
- Positive leadership developement: è la capacità di definire, promuovere ed implementare un piano di sviluppo della leadership positiva diffusa a tutti i livelli dell’organizzazione;
- Positive practices strategies: il CHO seleziona e implementa le pratiche e gli strumenti per generare benessere e positività verso collaboratori, clienti, fornitori, investitori e stakeholders;
- Positive organizational management: il CHO ha la capacità di analizzare, ridefinire, misurare e monitorare i principali processi di gestione delle persone definiti dalla happiness@work, la psicologia positiva che punta a migliorare la soddisfazione e la felicità sul posto di lavoro;
- Happiness@work strategy: è la capacità di definire un piano strategico per portare nelle pieghe dell’organizzazione la scienza della felicità, influenzando così cultura e processi organizzativi, in grado di produrre risultati misurabili e positivi sulla bottom line.
Perché avere un CHO in azienda
Il CHO, oltre a essere un “complexity thinker” che aggiorna i processi operativi includendo nuove pratiche positive di benessere, risulta fondamentale in azienda per numerosi motivi.
Come dimostra una ricerca del 2019 dalla Saïd Business School di Oxford condotta sui lavoratori della British Telecom, quando in azienda c’è maggiore felicità e soddisfazione a lavoro la produttività aumenta del 12%, con un relativo impatto significativo sulle vendite. Di conseguenza, il CHO contribuisce a ridurre anche il turnover dei dipendenti, migliorando la talent retention generale. Consolidare in positivo la propria immagine, poi, rende l’azienda molto più attrattiva anche per i potenziali candidati. Appare quindi evidente che il Cheaf Happiness Officer risulta una figura fondamentale per quelle organizzazioni che vogliono restare al passo con i tempi, avendo sempre un occhio di riguardo nei confronti della qualità, più che della quantità di lavoro.