Lavoro sostenibile ed employability, ecco la via indicata da Gi Group e Fondazione Gi Group
Regolarità, equità, meritocrazia, corretta intensità del lavoro, retribuzione, benefit e welfare soddisfacenti per le persone; politiche attive del lavoro per le aziende. Queste le richieste che emergono da una survey realizzata dalla prima multinazionale italiana del lavoro e Fondazione Gi Group per indagare quali elementi rendono il lavoro sostenibile per persone e imprese.
Cosa rende il lavoro sostenibile in un momento storico così particolare come quello scatenato dalla pandemia? Cosa chiedono aziende e persone alle istituzioni? Gi Group – prima multinazionale italiana del lavoro – pubblica i risultati di una survey condotta insieme a Fondazione Gi Group su un campione di duecento aziende e mille persone tra i 15 e i 64 anni, con l’obiettivo di fotografare la percezione di imprese e dipendenti e comprendere quali priorità e iniziative si aspettano dalle istituzioni.
Ciò che emerge dai dati è che i datori di lavoro riscontrano nei propri dipendenti una maggiore autonomia, disponibilità al cambiamento, ingaggio e motivazione a investire sul proprio percorso professionale, ma anche stress, stanchezza e timore.
In questo contesto Gi Group è profondamente convinta che il lavoro debba assumere centralità e debba essere reso sostenibile per le persone, le organizzazioni e la società. Per questo, insieme a Fondazione Gi Group e al suo Osservatorio, ha avviato un percorso di approfondimento sul lavoro sostenibile per sviluppare una riflessione sul tema, attraverso una visione che metta insieme lo sguardo di persone, organizzazioni e società, con l’obiettivo di identificare azioni concrete che diventino modelli replicabili.
L’evento streaming Vivere il lavoro: un impegno condiviso per il lavoro sostenibile è stato l’occasione per condividere l’impegno di Gi Group – tramite l’omonima Fondazione – e i risultati della survey, creando un primo momento di confronto e dibattito sul tema insieme ad alcuni membri del Comitato Scientifico di Fondazione.
Il lavoro sostenibile: cosa vogliono imprese e lavoratori
Meritocrazia, equità e inclusione, attenzione per il benessere psicofisico delle persone e la sicurezza del posto di lavoro in termini di solidità aziendale, stabilità nel medio e lungo periodo e sostegno nelle transizioni di carriera: oltre il 45% delle imprese ha dato un voto pari a 9 o 10 a questi aspetti.
Le aziende già attive o certificate rispetto alla sostenibilità, in particolare, ritengono che gli elementi principali per rendere il lavoro sostenibile siano sviluppo personale e professionale (61,8%), meritocrazia, equità e inclusione (59,2%), ambiente di lavoro positivo (59,2%) e innovazione (57,9%). Le aziende di piccole dimensioni indicano come ulteriore voce per rendere il lavoro sostenibile gli aspetti economici (retribuzione, benefit e welfare soddisfacenti), segnalati dal 43,2% del campione, mentre le grandi danno a tutte le voci importanza maggiore e indicano al secondo posto, al pari della sicurezza, lo sviluppo personale e professionale (51,8%) e al terzo gli aspetti economici e di management (50%).
Per i lavoratori, gli elementi che rendono un lavoro sostenibile sono in primis la regolarità (contratto, contributi, pagamenti), indicata dal 46,9% dei rispondenti, cui seguono equità e meritocrazia (40,2%) e la corretta intensità del lavoro, indicata da circa il 40% del campione, e infine benefit e welfare soddisfacenti (37%).
Che tipo di lavoro desiderano le persone
Passione e un contratto a tempo indeterminato sono i desiderata principali: oltre la metà del campione vorrebbe svolgere un lavoro che lo appassiona e oltre un quarto preferirebbe un contratto a tempo indeterminato. Analizzando il dato per generazione, l’ordine delle preferenze non cambia. Tuttavia, nella Generazione Y cresce l’importanza attribuita al contratto a tempo indeterminato (con la percentuale più alta rispetto agli altri cluster, 35,1%), mentre scende sotto il 50% la percentuale di chi vorrebbe un lavoro che lo appassiona (42,0%).
Quale ruolo per le istituzioni
L’investimento nelle politiche attive è ciò che le aziende chiedono alle istituzioni (39,8%), soprattutto le piccole imprese, mentre i sistemi di certificazione delle competenze sono maggiormente indicati dalle aziende medie (34,4%) e grandi (35,7%, al primo posto a pari merito con politiche attive. Le persone chiedono invece servizi di supporto al lavoro di cura dei bambini (45,1% contro il 24,4% delle aziende), percorsi formativi di qualità ad accesso gratuito a livello territoriale (42% vs. il 21,4% delle imprese) e la riduzione delle tasse sul lavoro (azione richiesta dal 41,9% del campione, mentre sono appena il 17,9% le imprese che chiedono una riduzione del costo del lavoro). Oltre un terzo dei rispondenti indica la necessità di maggiori servizi di supporto agli anziani e alle persone non autosufficienti (richiesta che invece arriva solo dal 22,4% delle imprese).
Il lavoro sostenibile per Gi Group
Il lavoro “sostenibile” è, dunque, quello in grado di creare condizioni di vita e di lavoro che supportino le persone nel rimanere a lungo attive, eliminando, al tempo stesso i fattori che scoraggiano o impediscono l’entrata nel mondo del lavoro e il mantenimento della propria employability.
«In un mondo che distingue chi lavora per vivere e chi vive per lavorare, noi crediamo che si possa e si debba vivere in piena consapevolezza il senso del lavoro – commenta Francesco Baroni, Country Manager Italia di Gi Group – Perseguendo la nostra mission, da tempo abbiamo avviato una riflessione sul lavoro sostenibile: adesso è fondamentale aprire il confronto con imprese, parti sociali e istituzioni per meglio definire tale concetto e identificare, insieme, le condizioni e le iniziative che possano favorirne l’attuazione».
L’Osservatorio sul lavoro sostenibile istituito da Fondazione Gi Group per creare dibattito e conoscenza sul tema «consente di avere una prospettiva privilegiata sul tema che, insieme alla nostra expertise, permette di identificare azioni concrete che diventino modelli replicabili per promuovere il lavoro sostenibile», spiega Antonio Bonardo, direttore della Fondazione.
La formazione
In linea con i dati e le riflessioni portate avanti, Gi Group ha avviato Academy 100% Employability, percorsi di formazione gratuita volti a garantire il 100% dell’occupabilità ai partecipanti, focalizzati sulle esigenze delle organizzazioni che hanno aderito come partner al progetto «Grazie a un processo di upskilling e reskilling che terminerà con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, vogliamo dare sicurezza e nuove opportunità a coloro che vivono in un momento storico molto delicato e incerto – afferma Zoltan Daghero, Managing Director di Gi Group Temp&Perm – Siamo onorati di avere la possibilità di collaborare con partner che condividendo questa visione contribuiscono ad aumentarne il valore». L’obiettivo è quello di superare lo «skill mismatch dovuto sia alla congiuntura pandemica che al cambiamento strutturale dei modelli di impresa, per cui molti candidati non hanno le competenze oggi richieste, mentre le aziende non trovano i lavoratori di cui hanno necessità», aggiunge Daghero, convinto dell’importanza di «concentrarsi sull’occupabilità delle persone nel lungo periodo».
In avvio anche Women4, il progetto di Gi Group dedicato a promuovere l’employability delle donne in settori tipicamente considerati appannaggio maschile.
Per scoprire di più: https://lavorosostenibile.gigroup.it/