Lavoro: nuovi sgravi grazie all’Unione Europea

Il termine è molto speciale, si chiama ‘jobless recovery‘ e indica una fase di ripresa attuabile anche in situazioni dove manca il lavoro. Si tratta di un problema spinosissimo per gli Stati di tutto il mondo, che devono dimostrare qualche sintomo di ripresa al proprio popolo anche se, in realtà, nella pratica ciò non sta avvenendo, o meglio si tratta di manovre che gli stati devono attuare per cercare di dare vita a nuovi posti di lavoro. Ma come si fa per trovare i finanziamentiche servono a questo scopo?

E’ importante notare che i dati rilevati a febbraio nel nostro paese sulla ripresa del lavoro sono pressoché nulli, in quanto il numero complessivo dei disoccupati è tornato ad aumentare. Certamente serve tempo per vedere i risultati degli sgravi fiscali attuati con il Jobs Act, in quanto le aziende devono avere il tempo per conoscerli, per applicarli e quindi per esaminare le conseguenze su scala nazionale. In questo arco di tempo il governo è chiamato a redigere un piano per l’occupazione nel 2016, quindi a trovare i fondi che servono per confermare lo sgravio dedicato alle assunzioni a tempo indeterminato – che non è ancora oggi finanziato.

Flessibilità e prospettive a medio termine sono gli strumenti che lo stato intende giocarsi. Si tratta di una scelta che esula dalle manovre ‘straordinarie’ messe in campo l’anno scorso e che si propone di sfruttare delle regole europee che permetterebbero di escludere dal calcolo dei deficit alcuni oneri, da usare nel Jobs Act futuro.

La situazione si rivela quindi spinosa, in quanto a fronte di una regolarizzazione a tempo indeterminato dei lavoratori, lo Stato deve sborsare o mancare di incassare cifre pari a 4 miliardi e 750 milioni di euro, circa quattro volte in più degli 1,8 miliardi stanziati con la legge di stabilità.

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