Lavoro ibrido: Twitter, Microsoft e Facebook sono i precursori di questa nuova direzione
Il lockdown e la pandemia hanno di fatto accelerato un processo che era già in corso.
Lavoro ibrido per i dipendenti di Silicon Valley. Twitter, Facebook e Microsoft si sono convertite al lavoro da remoto che verrà utilizzato circa al 50% del tempo, ma i manager – se vorranno – potranno concederlo anche al 100%. Chi preferirà concentrarsi sul lavoro da remoto rinuncerà alla postazione fissa in ufficio e si appoggerà su quelle mobili che verranno allestite.
Dopo Twitter – che lo aveva annunciato già a maggio, appena usciti dal lockdown – anche Microsoft ha deciso di seguire questa traiettoria, sperimentata in forma massiccia durante la pandemia. Entrambi i colossi della Silicon valley avevano già riflettuto sul lavoro da remoto prima della pandemia, per questo durante l’emergenza sono riusciti in fretta a organizzarsi e adesso l’idea è di non tornare indietro.
Il colosso dei social network
Anche Facebook ha accettato la stessa sfida. Addirittura, come ha raccontato a Repubblica il country director per l’Italia, Luca Colombo, sono stati fatti nuovi contratti a persone che lavoreranno solo da remoto.
Del resto, non appena è iniziato il lockdown, l’azienda ha notato come stessero cambiando velocemente le abitudini delle persone da casa, che si collegavano molto di più di prima, con un trend che Facebook aveva pensato di raggiungere nel 2023: il tempo speso sulle app legate all’azienda ha avuto un incremento del 70%, Whatsapp e Messenger sono cresciuti del 50% e le videoconversazioni hanno registrato un vero boom.
Già dopo il primo caso a Codogno del 24 febbraio l’azienda si era attrezzata per il lavoro da remoto, arrivando molto preparata al 9 marzo.
Nel mondo sono 52 mila i dipendenti di Facebook, in Italia una cinquantina. E Mark Zuckerberg prevede che entro 10 anni la metà dei dipendenti lavorerà da remoto. Questo non significherà chiudere le sedi, anzi quella milanese verrà ampliata. Un sondaggio interno, infatti, ha rivelato che molte persone preferiscono usufruire ancora dello smart working, ma altre vorrebbero tornare in ufficio.