Lavoro, ecco le aziende più ambite in Italia nel 2020

Randstad ha stilato la nuova classifica nell’edizione 2020 dell’Employer brand research

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Una classifica per scovare le venti aziende più ambite in Italia. A stilarla Randstad, che nell’Employer Brand Research 2020 (qui anche il nostro racconto dell’edizione precedente del report) non solo presenta una mappa delle aziende più ambite dagli italiani, ma offre anche importanti insight sulle priorità dei lavoratori durante la ricerca di un impiego.

La survey raccoglie le percezioni di 185 mila lavoratori distribuiti su 33 paesi in tutto il mondo, tra i 18 e i 65 anni, includendo un campione di 6.136 aziende; per quanto riguarda l’Italia hanno partecipato al sondaggio 6.274 persone tra studenti, occupati e non occupati.

La prima classificata risulta Ferrero, che per il secondo anno consecutivo occupa il podio: nota per la specializzazione nella realizzazione di prodotti dolciari, l’azienda si è piazzata al primo posto con il 77,70% delle preferenze. Nel campo culturale guida invece Feltrinelli (69,36%); nel settore dei motori, Automobili Lamborghini è il datore di lavoro ideale per gli italiani, con il 69,28% delle preferenze. Tra le prime 10, rispetto al 2019, non compare più la Rai ma arriva Mediaset (al decimo posto); non c’è più Coca Cola ma fa il suo ingresso STMicrolectronics.

Cosa attrae in un’azienda

Ma cosa trovano di così attrattivo i lavoratori in queste aziende? Di certo la capacità di conciliare “desideri” importanti: l’attenzione per la sicurezza sul posto di lavoro, l’atmosfera piacevole che si respira in ufficio, l’ottima reputazione e soprattutto l’attenzione per il work life balance dei propri dipendenti, aspetto – quest’ultimo – maggiormente quotato tra gli italiani, anche più dello stipendio.

In generale la reputazione di un’azienda è un criterio di scelta molto importante: un brand solido aiuta a individuare candidati di qualità. Al contrario, una società che non può contare su una solida reputazione rischia di scontare questa mancanza sul fronte economico: per mantenere i propri talenti, infatti, è costretta a offrire retribuzioni più alte del 10%. Inoltre, la quasi totalità dei soggetti intervistati preferisce lavorare per aziende che rispecchiano e si allineano a valori che ritengono a loro vicini.

L’indagine

Le interviste sono state realizzate a cavallo tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020, prima che l’emergenza coronavirus diventasse globale. La fotografia non è quindi influenzata dalle conseguenze che la pandemia ha avuto sul mondo del lavoro. Nonostante ciò, i dati contenuti al suo interno restano attuali, per Randstad: in uno scenario di crisi, infatti, sviluppare e coltivare il proprio employer branding è quanto mai cruciale, da un lato per attrarre i nuovi talenti, dall’altro per migliorare la retention e non perdere per strada risorse preziose.

Chi cambia lavoro

Non c’è grossa differenza, su questo piano, tra ciò che accade in Italia e in Europa: nel 2020 ha cambiato datore di lavoro il 17% delle persone intervistate, contro il 18% del 2019; chi lo fa – o intende farlo – di solito agisce per motivi economico-finanziari. Le segnalazioni e i contatti personali risultano i canali maggiormente utilizzati ma anche canali social e on line dove svettano Linkedin e Facebook.

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