Lavoro e benessere, dilaga il “Sunday scaries”
Detto anche “Sunday blues” è la sensazione di ansia che assale alcuni professionisti al pensiero dell’inizio della settimana lavorativa. Il problema, meno banale, è la frequenza con cui ciò accade. Una ricerca del Governo britannico, per esempio, evidenzia come sette lavoratori su dieci sperimentino questa sensazione regolarmente. Basti pensare che lo scorso anno, le ricerche su Google per “Sunday Scaries” sono aumentate del 100% in concomitanza con il ritorno in ufficio, mentre, dall’inizio del 2022, le ricerche per “ansia da ufficio” sono aumentate del 32% e quelle per “Monday blues” del 31%. A cosa dobbiamo l’ansia del lavoro in presenza e come si può costruire un ambiente professionale più sano?
Benché il 73% della popolazione lavorativa a livello mondiale sia già tornata in ufficio almeno un giorno a settimana, la maggior parte della settimana di lavoro viene ancora trascorsa a casa o in una location che comunque non è l’ufficio. Proprio questa alternanza, se da un lato genera la voglia di tornare in presenza e di incontrare i colleghi vis-a-vis, dall’altra crea una sorta di ansia diffusa: nella sola Gran Bretagna, infatti, una ricerca condotta dall’Office for Health Improvement and Disparities ha scoperto che il 53% dei lavoratori prova ansia all’idea di lavorare in presenza, mentre solo il 6% si sente nervoso all’idea di lavorare da casa.
Il motivo di questo malessere risiede sicuramente nella rivoluzione subita dalla routine quotidiana – sia lavorativa sia a livello di work-life balance – durante la pandemia, che ha visto lo stravolgimento di tutte le abitudini e la nascita di nuovi modus operandi che, nel caso dello smart working, si sono rivelati anche più efficaci delle routine precedenti, con l’aumento della produttività nella maggior parte dei casi e un miglioramento dell’equilibrio tra lavoro e vita privata.
In realtà, già la World Health Organisation aveva registrato – durante la pandemia e il lockdown – un incremento del 25% a livello globale degli stati ansiosi e dello stress e oggi una persona su dieci soffre di quello che viene definito “disturbo d’ansia sociale” mentre, già alla fine del 2021, il 71% della popolazione che lavorava in presenza a livello globale aveva dichiarato di essere emotivamente esaurito. Non solo. Anche l’84 % dei lavoratori “ibridi” ha fatto la stessa affermazione, dimostrando dunque che la transizione tra le riunioni online e gli incontri su Zoom da una parte e i meeting live dall’altra può rivelarsi fisicamente ed emotivamente sfidante man mano che aumenta il tempo trascorso in ufficio.
Quali soluzioni
Tra le accortezze e le strategie da mettere in campo per far fronte agli stati ansiosi, c’è sicuramente quella di darsi tempo a sufficienza per metabolizzare il ritorno in presenza e le nuove modalità di interazione con colleghi e superiori, quasi come se si stesse iniziando un nuovo lavoro. È poi importante mantenere – se non tutte almeno una parte – le stesse “buone” abitudini instauratesi lavorando da casa: che si tratti di una passeggiata all’aria aperta in pausa pranzo oppure di intervallare il lavoro con break per far riposare gli occhi, è fondamentale non dimenticarsi del proprio benessere – uno dei valori diventati preponderanti proprio con l’avvento dello smart working – una volta tornati in ufficio. Anche forzarsi un po’ la mano nelle situazioni che consideriamo poco piacevoli può aiutare: se per esempio si è evitato di partecipare a riunioni in presenza, è invece utile programmarne qualcuna, anche di breve durata: si potrebbe così scoprire che gli stati d’ansia ingigantiscono situazioni che poi, nella realtà, si rivelano tutt’altro che stressanti.
Infine, è fondamentale non vergognarsi di chiedere aiuto: che si tratti di avere un orario flessibile per i primi tempi, un supporto psicologico o altro, parlarne con il proprio superiore aiuterà sicuramente a rendere la transizione più morbida e il ritorno in ufficio meno stressante.