Lavoro agile, anche lo spazio è smart

Sempre più imprese optano per lo smart working. Ma lavoro agile significa anche ripensare gli spazi in cui le attività vengono svolte, così come le tecnologie che le rendono possibili. Anche in Italia sono tante le aziende che cominciano a farlo

Lavoro agile

Secondo l’Osservatorio Smart Working 2017 del Politecnico del Milano (di cui HR Link ha già raccontato i punti salienti) dar vita a un modello maturo di lavoro agile significa per l’impresa incrementare la produttività aziendale di circa il 15%, ridurre gli spostamenti dei dipendenti in media di 40 ore l’anno (anche con un solo giorno a settimana di remote working) e ridurre le emissioni di anidride carbonica di circa 135 kg l’anno. Sarà per questo che sono sempre di più le imprese che optano per forme di lavoro agile: secondo una ricerca di Infojob (piattaforma on line per la ricerca del lavoro) entro il 2020 il 51% delle aziende italiane adotterà lo smart working.

Ma lavoro agile significa anche ripensare gli spazi in cui le attività vengono svolte, così come le tecnologie che le rendono possibili.

É per questo che la crescente propensione verso lo smart working sta alimentando il business degli uffici intelligenti e green. Si tratta di un mercato il cui valore è stimato in 45 miliardi di dollari a livello globale entro il 2023 e che va dai software, le cosiddette tecnologie abilitanti, all’architettura e al design. Il settore più vivace è senz’altro quello che si occupa della sicurezza dei dati, fondamentale quando il dipendente è spesso fuori dall’ufficio e deve poter lavorare in remoto come se fosse seduto alla sua scrivania in azienda. È chiaro che l’uso diffuso di strumenti mobili quali gli smartphone, i cloud e i social espone le aziende a un maggior rischio di attacco informatico e hackeraggio, che va dunque prevenuto. Altro settore molto attivo è quello dell’automazione delle attività operative, che consente di rendere più efficiente il lavoro per quel che riguarda la comunicazione e il coordinamento del team, ad esempio tutti gli strumenti che consentono la categorizzazione automatica delle mail o permettono di definire automaticamente lo scheduling delle riunioni sulla base delle disponibilità dei partecipanti.

Anche in Italia sono tante le imprese che hanno cominciato a ripensare i propri spazi.

Tra le prime è stata Intesa San Paolo, che nel Palazzo storico della Comit in Piazza della Scala a Milano ha avviato il proprio progetto pilota nel campo del lavoro agile (che le è valso il Copernico SmartPlaces Award). Il progetto “Hive – Il futuro al lavoro” è partito nel 2016 coinvolgendo fin dall’inizio i destinatari degli spazi in raccordo e sinergia con le funzioni Immobili e Logistica, Salute e Sicurezza e Persona. Nel 2017 il progetto è diventato realtà: gli spazi sono stati completamente ripensati in funzione di un’organizzazione del lavoro più flessibile e smart. Via, dunque, i muri divisori interni, sostituiti in parte con vetrate, via le scrivanie individuali e preassegnate a favore di tavoli comuni senza posti fissi, drastica riduzione degli archivi cartacei e introduzione di divanetti e poltroncine per favorire l’incontro e la collaborazione tra i dipendenti.

Niente postazioni fisse e ambienti dedicati alla creatività, alla collaborazione e alla concentrazione anche in AXA Italia che grazie all’implementazione del progetto “Smart working Smart life” ha ricevuto lo Smart Working Award 2017 dell’Osservatorio del Politecnico di Milano. Al progetto aderisce la quasi totalità della popolazione aziendale con un grado di soddisfazione altissimo (il 97% ritiene l’esperienza positiva e per il 76% la produttività è aumentata).

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