Mercato del lavoro: quali previsioni per i prossimi cinque anni?

Il rapporto “Previsioni dei bisogni occupazionali e professionali in Italia per il periodo medio (2024-2028)” di Unioncamere traccia gli scenari possibili del mercato del lavoro in Italia nel medio periodo

lavori nei prossimi cinque anni

Quali sono le tendenze del mercato del lavoro in Italia per i prossimi 5 anni? A delinearne il quadro è il rapporto Previsioni dei bisogni occupazionali e professionali in Italia per il periodo medio (2024-2028) di Unioncamere, basato sulle stime del PIL fornite dal Governo nella NADEF e sulle valutazioni di importanti istituti internazionali. 

Il rapporto presenta tre scenari di previsione diversi, indicando che il mercato del lavoro italiano avrà bisogno di un numero compreso tra 3,1 e 3,6 milioni di nuovi occupati nel prossimo quinquennio. Gran parte di questa domanda sarà dovuta alla necessità di sostituire i lavoratori che lasceranno il mercato del lavoro, stimati in 2,9 milioni di persone. Il rapporto analizza sia la domanda di espansione che quella di sostituzione nelle diverse filiere produttive.

Ruoli e competenze nei prossimi cinque anni

Ci si aspetta un aumento dell’occupazione per dirigenti, specialisti e tecnici (che costituiranno il 41% del fabbisogno totale), mentre le professioni impiegatizie vedranno una crescita, e si prevede una diminuzione per operai specializzati e conduttori di impianti. 

Le competenze green e digitali saranno sempre più richieste, con oltre 2,3 milioni di lavoratori che necessiteranno di competenze green e più di 2,1 milioni che dovranno avere competenze digitali entro il 2028. L’Intelligenza Artificiale avrà un impatto sul mercato del lavoro, ma sembra essere destinata a integrare piuttosto che sostituire le competenze delle professioni ad alta specializzazione. 

Formazione: forte richiesta di laureati STEM

Prevedendo che circa il 38% delle posizioni lavorative nei prossimi cinque anni richiederà una formazione terziaria (laurea, ITS Academy o AFAM), il 4% richiederà un diploma liceale e il 46% sarà occupato da individui con una formazione tecnico-professionale di secondo livello. In particolare, vi sarà una forte richiesta di laureati in discipline STEM nell’istruzione terziaria. Per quanto riguarda i percorsi STEM, si stima una carenza annua di tra 8mila e 17mila giovani.

L’inadeguatezza tra le necessità del sistema e le competenze disponibili costituisce una sfida significativa per il futuro. Si prevede che il ritardo o l’assenza di inserimento nel mondo del lavoro dei professionisti necessari comporterà una perdita di valore aggiunto di 43,9 miliardi di euro nel 2023, corrispondente al 3,4% del valore aggiunto dei settori industriali e dei servizi. 

Altri dati predittivi riguardano la distribuzione territoriale: le regioni del Sud e delle Isole dovrebbero registrare la quota più elevata del fabbisogno occupazionale, con il 30,4% del totale, seguite dal Nord-Ovest (27,8%), Nord-Est (21,5%) e Centro Italia (20,3%). A livello regionale, la Lombardia emerge come la regione con il maggiore fabbisogno, con 669.000 nuovi occupati nello scenario più favorevole, rappresentando oltre il 18% del fabbisogno nazionale complessivo.

Inoltre, nel periodo 2024-2028, la pubblica amministrazione italiana avrà bisogno di oltre 742mila dipendenti, con più di 60mila nuove assunzioni dovute alla domanda di espansione e il resto per sostituire i pensionamenti. Le nuove assunzioni riguarderanno principalmente i settori dei servizi generali e dell’assistenza sociale obbligatoria (47%), dell’istruzione (33%) e della sanità (21%), con l’obiettivo di supportare l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Fonte: Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere-ANPAL.

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