Lavoratori stranieri in Italia: i dati 2024 secondo il rapporto del ministero

Quanti sono i lavoratori stranieri in Italia? Quali le criticità? I dati del XIV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro” del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

i dati dei lavoratori stranieri in Italia nel 2024

Il mercato del lavoro italiano è caratterizzato dalla presenza significativa di lavoratori stranieri. Il rapporto Gli stranieri nel mercato del lavoro 2024 pubblicato a fine luglio dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali offre una panoramica dettagliata di questa presenza e delle criticità associate. 

Secondo il report, i lavoratori stranieri in Italia rappresentano una componente fondamentale del mercato del lavoro italiano. Nel 2023, il loro numero ha raggiunto quasi i 2,5 milioni  – circa il 10% della forza lavoro totale del nostro Paese–, confermando una crescita costante negli ultimi anni. 

Distribuzione geografica e settori di impiego

L’indagine Gli stranieri nel mercato del lavoro 2024 indica una distribuzione geografica varia. La maggior parte di loro si concentra nelle regioni del Nord Italia, con Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto che ospitano le percentuali più elevate.

Nel Sud e nelle Isole, invece, la presenza è più limitata ma comunque rilevante, soprattutto in settori come l’agricoltura e i servizi domestici.

I settori con la maggiore presenza, invece, sono l’agricoltura, la ristorazione, i servizi domestici e l’edilizia. In molti casi si tratta di lavori caratterizzati da condizioni difficili e salari bassi, che attraggono meno la forza lavoro italiana.

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Quali sono le criticità?

Nonostante il contributo fondamentale che i lavoratori stranieri offrono all’economia italiana, le lavoratrici e i lavoratori stranieri sono soggetti a numerose difficoltà, come mostra bene il XIV Rapporto.

Discriminazione e precarietà lavorativa

Una delle problematiche principali è la discriminazione che molti lavoratori stranieri affrontano nel mercato del lavoro. Spesso si trovano infatti in posizioni più precarie rispetto ai lavoratori italiani, con contratti a tempo determinato o part-time e salari inferiori. 

La precarietà lavorativa si accompagna a una maggiore esposizione al rischio di sfruttamento e a condizioni di lavoro non sempre sicure.

Barriere linguistiche e culturali

Le barriere linguistiche e culturali rappresentano un ulteriore ostacolo per i lavoratori stranieri. La difficoltà nell’accedere a informazioni sui diritti lavorativi e la mancanza di reti di supporto amplificano queste criticità.

In molti casi, poi, la mancanza di una conoscenza adeguata della lingua italiana limita l’accesso a lavori più qualificati, costringendo molti a rimanere in posizioni a basso reddito.

Regolarità del soggiorno e accesso ai diritti

La regolarità del soggiorno è un altro problema importante. Molti lavoratori stranieri hanno difficoltà a rinnovare i permessi di soggiorno o a ottenere la cittadinanza, cosa che può compromettere la loro stabilità lavorativa e sociale. L’accesso limitato ai diritti sociali e lavorativi aumenta il rischio di marginalizzazione e povertà.

Cosa può fare la politica?

Il rapporto evidenzia la necessità di interventi mirati per migliorare la condizione dei lavoratori stranieri in Italia. Le politiche pubbliche devono affrontare le criticità sopra menzionate attraverso strategie inclusive che promuovano l’integrazione e la parità di trattamento.

Tra le iniziative proposte dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ci sono programmi di formazione linguistica e professionale, progettati per migliorare le competenze dei lavoratori stranieri e facilitare il loro accesso a lavori più qualificati. Inoltre, è fondamentale rafforzare i controlli contro lo sfruttamento lavorativo e garantire un accesso equo ai servizi pubblici.

Chiaramente, la collaborazione tra enti pubblici, associazioni di categoria e comunità locali è essenziale per promuovere l’inclusione dei lavoratori stranieri. Le reti di supporto comunitario possono offrire assistenza legale e informazioni sui diritti lavorativi, contribuendo a ridurre le disuguaglianze e migliorare la qualità della vita di questi lavoratori.

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