Lavoratori e imprese: la mediazione dei sindacati è ancora un’opzione?
Quale ruolo hanno i sindacati? E cosa caratterizza oggi la loro relazione con la parte datoriale? Lo abbiamo chiesto a Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica
“Un altro caso di populismo sindacale”: così lo scorso maggio l’ex Ministro dello Sviluppo Carlo Calenda aveva definito l’epilogo della vicenda Ilva, a seguito del rigetto da parte di alcune sigle sindacali del piano ministeriale per il complesso industriale di Taranto. Un modo per porre l’accento su un atteggiamento di antagonismo marcato – a volte incapace di giungere a una mediazione – che in molti casi sembra essersi instaurato tra imprese, da una parte, e sindacato dall’altra.
Ma esiste davvero questa conflittualità estrema?
E qual è il ruolo del sindacato oggi?
Lo abbiamo chiesto a Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica:
“I sindacati come tutte le parti sociali, quindi anche le rappresentanze datoriali, svolgono un ruolo molto importante e di grande responsabilità”.
Che tipo di responsabilità?
“Innanzitutto è importante premettere che la responsabilità, la funzione e il ruolo delle parti dipende dalla loro rappresentatività. Detto questo penso che la responsabilità dei sindacati (e della parte datoriale) si manifesti innanzitutto in due principali macroambiti. Da un lato quello della contrattazione, sia a livello nazionale che aziendale. La contrattazione nazionale deve avere una funzione di garanzia e di tutela generale, ma l’equilibrio si deve spostare sempre di più verso il livello aziendale per cogliere le specificità delle singole realtà. Penso in particolare al mondo metalmeccanico, che mi riguarda da vicino. Ecco, più che un mondo è un universo tanto è eterogeneo, composto da aziende molto piccole, da altre invece di grandi dimensioni, aziende con prodotti e mercati diversi. È chiaro che in questo contesto sono necessarie azioni mirate definibili a livello aziendale, dove è possibile trovare soluzioni veramente efficaci e creare modelli su misura, sartoriali, anche nella contrattazione”.
In quale altro ambito hanno responsabilità i sindacati?
“Anche questo è un discorso che vale per tutte le parti sociali. Ci sono temi che hanno un grande impatto collettivo, sui quali le parti sociali possono svolgere una funzione estremamente importante. Farsi carico dei problemi delle aziende e dei lavoratori e risolverli. Alcuni esempi sono l’istruzione e il rapporto con il mondo della scuola, la sicurezza sul lavoro, le politiche attive. Ambiti che hanno una forte componente sociale e sono funzionali allo sviluppo industriale. Ci sono già casi virtuosi e nuove iniziative (anche previste dal CCNL metalmeccanico) ma sicuramente si può fare ancora di più attraverso un’azione strutturata e coordinata tra parte datoriale e parte sindacale”.
Crede che in questi anni ci sia stato troppo antagonismo e poca collaborazione tra le parti sociali?
“Credo che sia finito il tempo in cui si è contro qualcosa o qualcuno. Io stesso non chiamo più i miei referenti sindacali controparti, ma interlocutori. Il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici (firmato a fine 2016 con l’accordo di tutte le sigle sindacali, ndr) ha portato a un rinnovamento anche dal punto di vista delle relazioni. Siamo all’inizio di un vero e proprio mutamento culturale che deve essere sostenuto e alimentato. Dobbiamo puntare a relazioni ampie e rapporti stretti tra tutti i soggetti coinvolti: imprese, lavoratori e rappresentanti delle une e degli altri. Credo fermamente che sia necessario superare gli stereotipi, gli steccati ideologici e creare occasioni di confronto e non di scontro a ogni livello, sempre nel rispetto dei ruoli. Solo attraverso il dialogo, confrontandosi sulle cose concrete con un approccio molto pragmatico si possono trovare soluzioni utili a tutti. Del resto l’obiettivo deve essere comune: la crescita delle imprese, delle persone e, più in generale, del Paese”.