Lauree, docenti, formazione tecnica: uno sguardo sull’Italia
Il rapporto Ocse 2019: la situazione migliora, ma negli altri Paesi i laureati stanno meglio. In Italia sono pochi quelli che hanno un titolo nelle discipline STEM, dove c’è molta offerta di lavoro. Ma i problemi maggiori sono i troppi neet e i tanti insegnanti vicini alla pensione.
Il problema della formazione terziaria (la laurea) è, in estrema sintesi: ci sono pochi laureati nelle materie dove ce ne sarebbe bisogno e viceversa. Insomma, è il famoso mismatch. Ma prima di addentrarsi nell’universo laureati italiani, prendendo a spunto il rapporto Education at a glance 2019 dell’Ocse, va chiarito un punto: chi ha una laurea, di qualunque tipo essa sia, ha più probabilità di lavorare e di guadagnare di più di chi non è laureato (un dato confermato anche dalle diverse indagini di Almalaurea). L’unica eccezione riguarda alcuni ambiti della formazione tecnica secondaria, che dà le stesse opportunità occupazionali di una laurea. Altra nota in premessa: in Italia la situazione, per quanto riguarda il numero dei laureati, è in miglioramento rispetto al passato. Ma il confronto con gli altri Paesi è impietoso: i progressi nostrani sono lenti e in un mercato globale è un handicap che pesa molto sull’economia, le imprese e l’innovazione.
I dati
In Italia, il conseguimento di un titolo di studio dell’istruzione terziaria sta aumentando per i più giovani – si legge nella sezione del rapporto Ocse dedicata all’Italia – sebbene rimanga relativamente basso. Nel 2018 la quota di 25-64enni con istruzione terziaria era del 19% rispetto al 28% tra i 25-34enni. Gli adulti con un titolo di studio dell’istruzione terziaria in alcuni degli ambiti relativi a scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (i laureati in discipline STE, pari al 15% del totale) registrano tassi di occupazione prossimi alla media OCSE: questo è il caso per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (87%), ingegneria, industria manifatturiera ed edilizia (85%). Il tasso di occupazione è inferiore per gli adulti laureati nelle discipline artistiche (72%) o umanistiche (78%). L’Italia registra la seconda quota più alta (29%) di adulti laureati nelle discipline artistiche e umanistiche, in scienze sociali, giornalismo e nel settore dell’informazione tra i Paesi dell’OCSE.
Tecnica
La formazione tecnica, ancora poco sviluppata, registra performance simili a quella terziaria, in fatto di occupazione. Dal rapporto: “L’istruzione e la formazione tecnica e professionale è un percorso alternativo per l’ingresso nel mondo del lavoro: i giovani adulti (25-34enni) che hanno raggiunto un livello d’istruzione secondario o post-secondario professionale hanno prospettive d’impiego simili ai giovani che hanno ottenuto un titolo di studio terziario”.
Guadagno
Il rapporto Ocse analizza anche i guadagni dei laureati, in cui si evidenziano penalizzazioni per le donne – il gender gap c’è dappertutto – e livelli salariali inferiori rispetto ai laureati degli altri Paesi Ocse. In Italia, gli adulti con un’istruzione terziaria guadagnano il 39% in più rispetto agli adulti con un livello d’istruzione secondario superiore, rispetto al 57% in più, in media, nei diversi Paesi dell’OCSE. Inoltre, la distribuzione dei redditi degli adulti laureati è diseguale tra uomini e donne: le donne guadagnano in media il 30% in meno rispetto agli uomini (media OCSE: 25%).
Neet
L’OCSE ha parola di elogio per il sistema formativo dell’infanzia e evidenzia due grandi problemi del nostro sistema dell’istruzione. Il primo riguarda l’anzianità degli insegnanti: l’Italia ha la quota più alta di docenti ultra 50enni tra i Paesi dell’OCSE (59%). Poi ci sono i Neet, troppi: l’Italia registra la terza quota più elevata di giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano un corso di formazione (NEET) tra i Paesi dell’OCSE: il 26% dei ragazzi di età compresa tra 18 e 24 anni è NEET (media OCSE: 14%).