La Cgil di Landini alla prova, tra governo e relazioni industriali
Tanti si interrogano su quale sarà il profilo del principale sindacato italiano, ora guidato dall’ex leader dei metalmeccanici. Nelle prime uscite del nuovo segretario, molta dialettica con il governo e attenzione all’unità dei confederali. La prossima sfida sarà il “Patto per il lavoro”, proposto dal leader di Confindustria, Vincenzo Boccia
Come sarà la Cgil di Maurizio Landini? Se lo chiedono in tanti, nel mondo delle imprese, nel mondo delle relazioni industriali. Viene descritto come il duro della Fiom, il movimentista et similia: eppure è uno che i contratti li ha fatti, e anche le battaglie. Cosa cambierà nella dialettica tra i corpi sociali è forse ancora presto per dirlo. Sicuramente la Cgil riacquisterà una sua centralità grazie alle doti del sindacalista emiliano, ma in questa fase la dialettica pare essere soprattutto con il governo sul tema della crescita, visto che sono usciti dall’agenda mediatica il jobs act e il decreto dignità; il primo è un tema che ha diviso la Cgil dal Pd a trazione renziana allora al governo.
Maurizio Landini è stato eletto lo scorso 25 gennaio. Si temeva una spaccatura al congresso vista la candidatura alternativa di Vincenzo Colla, ritenuto più moderato rispetto al rivale. Alla fine i due hanno trovato un accordo che ha evitato rotture e nella Cgil del futuro peserà anche la componente che fa riferimento all’ex segretario della Cgil Emilia-Romagna.
I primi passi del neo segretario sono stati in continuità con la precedente gestione (difficile comunque pensare a cambiamenti repentini) e, nel dibattito col Governo, Landini si è trovato spesso in sintonia con il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, su infrastrutture e investimenti pubblici per il rilancio economico.
Per Landini arriverà presto la sfida della piazza: il 9 febbraio la manifestazione nazionale con Cisl e Uil, convocata su una piattaforma unitaria fortemente critica verso la manovra del governo gialloverde. Queste le priorità dei confederali: creazione di lavoro di qualità, investimenti pubblici e privati a partire dalle infrastrutture, politiche fiscali giuste ed eque, rivalutazione delle pensioni, interventi per valorizzare gli asset strategici per la tenuta sociale del Paese, a partire dal welfare, dalla sanità, dall’istruzione, dalla Pubblica Amministrazione e dal rinnovo dei contratti pubblici.
La sfida futura che forse meglio di altre chiarirà il profilo della Cgil di Landini è quella lanciata dal leader degli industriali Boccia: il patto per il lavoro. Si tratterebbe di una evoluzione del Patto per la Fabbrica, con al centro 3 grandi assi:
1) un piano di inclusione giovani, con la decontribuzione e la detassazione totale per le assunzioni a tempo indeterminato, l’abbattimento del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori e l’azzeramento del carico fiscale e contributivo per i premi di produttività;
2) l’apertura dei cantieri e la realizzazione di infrastrutture strategiche;
3) l’avvio di un grande piano per la messa in sicurezza e manutenzione del territorio.
Gli osservatori di “questioni sindacali” hanno interpretato la mossa di Boccia come un’apertura di credito nei confronti di Landini. Al momento c’è una pagina bianca, tutta da scrivere. Chi vivrà, vedrà.