Jobs Act: cosa cambia per chi perde il lavoro?

È necessario reinventare il Management, Gary Hamel ne parla nel suo libro “25 Strategie per tempi difficili”. A fronte dello scenario attuale, Hamel evidenzia uno scollamento tra le pratiche di Management oggi dominanti e le aspettative delle risorse umane di domani. Si sono semplificate le procedure per l’utlizzo e limitati gli abusi. Non si potrà più ottenere la CIGS per cessazione di attività o per parte di essa

Sul versante delle politiche attive viene introdotto il cd “principio di attivazione del lavoratore” volto a fare in modo che chi ha perso il lavoro sia il primo soggetto attivo per la propria ricollocazione. Viene istituita l’Anpal, nuova agenzia coordinata dal Ministero del lavoro con lo scopo di effettuare il coordinamento nazionale dei diversi soggetti deputati alle politiche attive. Si investe nel potenziamento dei centri per l’impiegoattraverso lo stanziamento di 50 ml di euro aggiuntivi (speriamo che vengano ben spesi!). Vengono anche riformati i sussidi di disoccupazione con la NASPI di durata variabile fino a 24 mesi a seconda dell’anzianità contributiva e dell’assegno di disoccupazione (ASDI) per chi, dopo avere usufruito della NASPI, risulti ancora privo di occupazione a condizione di aderire ad un progetto personalizzato di ricollocazione. L’istituzione di un tutor che segua il processo di ricollocazione del lavoratore attraverso il cd “patto di servizio personalizzato” e l’introduzione di sanzioni per il lavoratore che non segue diligentemente il suo percorso di ricollocazione.

Abbiamo sentito alcuni degli HR Leaders del nostro network e ci sembra di potere riassumere le loro opinioni sostenendo che la riforma ha bisogno di forte spinta sul versante delle politiche attive.

Quante persone conoscete che hanno trovato/ritrovato lavoro con i centri per l’impiego?

Se questi non verranno riformati seriamente, tutto il Jobs Act sarà solo un bell’esercizio teorico. E’ vero infatti che gli ammortizzatori vengono estesi a più lavoratori ma quelli ai quali verranno ridotti sono categorie che hanno forti difficoltà come ad esempio i metalmeccanici.

Inoltre pensiamo che vadano incentivate le imprese ad assumere disoccupati, in particolare gli over 50 e le donne, attraverso degli incentivi molto forti. In questo modo oltre a risparmiare in sussidi di disoccupazione, si avranno più consumatori con capacità di spesa per non parlare delle positive ricadute psicologiche sugli individui. Occorrerebbe inoltre incentivare le imprese ad attivare dei programmi di formazione permanente che permetta ai loro dipendenti di mantenere continuamente aggiornate le loro competenze con l’evoluzione del mercato del lavoro evitando il ben noto fenomeno dell’obsolescenza delle competenze. Si potrebbe ad esempio ridurre la loro contribuzione agli ammortizzatori sociali in casi come questi.  Secondo i nostri colleghi, i centri per l’impiego e l’alternanza pubblico-privato nelle politiche di ricollocazione sono il nodo nevralgico del cambiamento richiesto ed è dove il Governo dovrebbe concentrare i suoi sforzi maggiori.

Insomma ci aspettiamo molto molto lavoro nei prossimi mesi per fare un vero e proprio turnaround sul versante delle politiche attive! In ogni caso va riconosciuto un grande sforzo riformista e di cambiamento culturale che l’esecutivo sta cercando di portare al nostro mercato del lavoro.

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