Inflazione e talent retention, Apple aumenta i salari, ma non è la sola

Un mercato del lavoro rigido e l’aumento dell’inflazione sono tra le cause che hanno spinto Apple ad aumentare la retribuzione oraria. «Supportare e mantenere i migliori collaboratori al mondo ci consente di fornire i prodotti e i servizi migliori e più innovativi per i nostri clienti – fa sapere l’azienda con una nota – Per questo, nell’ambito del nostro processo annuale di revisione delle performance, stiamo aumentando il nostro budget retributivo complessivo». I compensi aumenteranno a 22 dollari l’ora per gli impiegati di Apple negli Usa: ciò significa + 45% rispetto al 2018, già a partire dal mese di luglio. Una strada scelta anche da Microsoft, che ha annunciato il raddoppio del budget dedicato ai salari.

Secondo il Wall Street Journal hanno influito sulla decisione le pressioni sindacali da parte dei lavoratori degli store, ma anche la mancanza di manodopera. Il fenomeno della «Great Resignation», infatti, ha colpito negli Stati Uniti più che altrove, complici i difficili mesi di pandemia. Il dato sui licenziamenti volontari ha raggiunto il 4,5% durante il mese di novembre 2021 e, nel tentativo di provare a contrarlo, i datori di lavoro sono stati obbligati a rivedere l’offerta di stipendi, per trattenere i dipendenti già assunti o incentivare più persone a proporsi per una posizione vacante. L’indice del costo del lavoro – inteso come insieme dei salari e dei benefit pagati dai titolari – è aumentato di 4 punti su base annuale, così come la paga oraria media, cresciuta del 4,7% a dicembre 2021 rispetto allo stesso mese del 2020.