«Il lavoro nella Pa sarà ibrido, aiuterà la semplificazione e sarà più vicino all’utenza»
Per Luigi Ventura – direttore Risorse Umane e Organizzazione di ACI Automobile Club d’Italia, intervistato nel corso dell’ultima edizione di Smart Working Day – il lavoro agile permetterà anche un migliore work-life balance.
Per la ministra Fabiana Dadone, nel precedente governo, lo «smart working sarebbe dovuto diventare la modalità ordinaria di lavoro», con il ministro Renato Brunetta il lavoro ordinario torna ad essere «quello in presenza». Oggi, riferisce Luigi Francesco Ventura – direttore Risorse Umane e Organizzazione di ACI Automobile Club d’Italia, intervistato nel corso dell’ultima edizione di Smart Working Day – si è «lasciata alle Pubbliche amministrazioni la possibilità di utilizzare gli strumenti del lavoro agile anche all’interno del contratto collettivo che per la prima volta ha stabilito in tale sede regole e tipologie dello smart working».
Dottor Ventura, quindi si va verso un lavoro agile da adattare alle diverse situazioni?
«Ciò che è certo è che il lavoro agile deve essere correlato al raggiungimento di obiettivi concreti, perché i risultati devono essere garantiti anche nello smart working, dando però alle singole amministrazioni la possibilità di orientarlo in ragione delle proprie peculiarità organizzative. Questo significa che ogni singola amministrazione o ente può costruire le sue forme di lavoro agile sia in termini quantitativi che in termini qualitativi, ovvero sia per la percentuale che le modalità di gestione dello stesso contratto. Si tratta, in sostanza, di un ridisegno culturale del lavoro».
Un lavoro agile molto diverso da quello messo in campo durante la fase acuta della pandemia…
«In quel momento lo smart working ha consentito di presidiare tutte le attività, i servizi sono stati tutto sommato garantiti, seppur con qualche difficoltà. Siamo ancora all’interno di una tempesta di cambiamenti profondi, di una rivisitazione complessiva perché, se il 31 marzo come pare finirà lo stato di emergenza, si aprirà la possibilità di costruire percorsi di lavoro agile non emergenziale, reale, più programmatico e attento alle specifiche esigenze organizzative».
Da dove si comincia?
«Sulla base delle esperienze fatte, ci stiamo muovendo in modo coordinato. Lo smart working non sarà la modalità prevalente, ma è tempo di costruire il framework organizzativo in cui impiantare le nuove logiche di lavoro. In questa direzione abbiamo iniziato a confrontarci con le organizzazioni sindacali; lavoreremo nell’ottica di protocolli d’intesa, come fatto finora, e anche per prevenire possibili crisi di rigetto. La riflessione deve partire dalla cultura del middle management. Anche i dirigenti pubblici devono essere sempre più abituati a capire che il lavoro agile non è un ripiego, ma deve diventare un vero e proprio momento di crescita, di consapevolezza di tutte le risorse umane interessate».
Dal punto di vista dei tempi, su che quantità vi state orientando?
«Stiamo lavorando su un’idea di tre giorni in presenza e due in smart working, garantendo sempre l’apertura degli sportelli, quindi operando una pianificazione costante che preveda una turnazione del personale. Il secondo versante su cui si deve lavorare, oltre quello della formazione, è quello della semplificazione organizzativa dei processi da una parte e dall’altro la loro digitalizzazione. Anche durante la pandemia siamo riusciti a mantenere un alto standard di produttività perché il personale utilizza processi in buona parte digitalizzati; quindi, anche nel futuro prossimo, una serie di attività non legate allo sportello, il back office delle pratiche dell’automotive, potranno essere gestite in digitale. Stiamo facendo significativi sforzi di riorganizzazione delle strutture, soprattutto quelle territoriali, per rendere sempre più fruibile non solo l’attività delle singole sedi, ma anche la ripartizione delle attività nei territori. Si sposta il lavoro e non si spostano le persone, anche in base alle potenzialità dei territori. Ciò vuol dire riempire di vero significato organizzativo lo smart working. Non può passare l’idea che il lavoro agile è lavoro non produttivo. Detto ciò, resta importante la presenza fisica nei territori».
La relazione “reale” non può essere cancellata…
«È la testimonianza che una pubblica amministrazione c’è. Non abbiamo chiuso gli uffici mai, neanche in zona rossa, salvo nel periodo di lockdown. Il lavoro, però sarà ibrido. Le giornate di smart working potranno consentire anche di svolgere varie operazioni in un modo più rilassato, senza l’ansia dello sportello. Per fare tutto ciò serve però formazione, perché le tecnologie si innovano».
Il management è pronto?
«Il management potrà nel tempo capire sempre di più che molte attività potranno essere svolte in quella modalità. E che si dovrà lavorare per obiettivi, sempre nella convinzione che il lavoro in presenza garantirà la socialità e la vicinanza all’utente. Ma consapevoli del fatto che, come l’esperienza ci ha dimostrato, le persone – autoresponsabilizzate – raggiungono ottimi risultati, anche in termini di produttività».
C’è poi il tema della semplificazione?
«L’utenza potrà recarsi allo sportello, ma potrà anche sempre più fare varie operazioni a distanza. Amplieremo ad esempio anche la sperimentazione delle videochiamate: non saranno obbligatorie, ovviamente, ma chi vorrà potrà scegliere questa modalità. Oppure, ad esempio, anche la prenotazione sarà meno rigida; si strutturerà in modo più elastico e in funzione delle esigenze dell’utenza».
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