Il lavoro nel post-Covid, non più totale smart working ma modello ibrido
A inizio pandemia si pensava che non si sarebbe più tornati indietro, ma per le pubbliche amministrazioni si punta alla presenza.
Nel corso dell’emergenza sanitaria, era opinione diffusa che dallo smart working non si sarebbe più tornati indietro, benché all’epoca il lavoro fosse “da remoto” più che smart. A un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, il modello più percorribile pare essere quello ibrido per le aziende, mentre per le PA il ministro Renato Brunetta sembra deciso a spingere per il rientro in presenza. E lo stesso presidente del Cnel, Tiziano Treu, fa sapere che gli accordi su cui si sta lavorando sono prevalentemente tesi a mescolare lavoro da remoto e in presenza.
Le cose, tuttavia, possono cambiare da settore a settore. E se nella sede milanese di Unicredit, fino ad ora, non sono presenti scrivanie fisse, il progetto è quello di portare il lavoro agile a dieci giorni al mese, così come accade anche in Bankitalia. Sempre tenendo sempre presenti le “regole” che hanno accompagnato questi lunghi mesi: autonomia, responsabilità e fiducia tra capi e collaboratori, lavoro per obiettivi.
A ricordare che schemi rigidi come quelli del vecchio modello non funzionano più è Mariano Corso, responsabile dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, che recentemente a Repubblica ha ricordato un caso “scuola” dell’Osservatorio: «Quello di Maire Tecnimont, dove la prospettiva è rovesciata e la linea guida è quella di avere il lavoratore in sede un giorno alla settimana, per mantenere contatti e relazioni». Ma in alcuni casi succede che siano gli stessi lavoratori a chiedere di tornare. E a volte, come accade a Satispay, le richieste sono anche superiori ai posti in ufficio. Ci sono poi, aziende, come sta facendo Generali, che modulano le giornate fuori o in ufficio a seconda delle mansioni, con uno sguardo particolare verso i neo-genitori.
Diverso ciò che si muove all’interno delle Pa, dove il lavoro agile non dovrà compromettere l’apertura degli uffici al pubblico e l’erogazione dei servizi. L’intenzione del Governo oggi pare essere quella di proseguire con lo smart working fino a fine anno, per poi rivederne i termini. Certamente, il fatto che Brunetta abbia affermato che la crescita del Pil registrata potrebbe aumentare tornando al lavoro in presenza fa pensare che la tendenza sia quella. Un ostacolo potrebbe essere il Green pass, dal prossimo 15 ottobre obbligatorio per accedere a tutti i luoghi di lavoro, pubblica amministrazione inclusa.