Quando il lavoro c’è, ma non si trovano i lavoratori
Il paradosso italiano: alle imprese servono 469 mila tecnici, ma l’offerta formativa non è in grado di soddisfare la domanda. Mancano meccanici, montatori, riparatori, costruttori di utensili, ingegneri. L’esempio virtuoso degli Its: l’82,5% dei diplomati trova un’occupazione nel giro di un anno dal diploma
Per definire la situazione si usa un inglesismo: mismatch. Cioè il mancato incrocio tra le competenze che chiede il mercato del lavoro e quelle che “sforna” il sistema della formazione. In soldoni vuol dire che centinaia di migliaia di posti di lavoro non saranno occupati. Il fenomeno non è nuovo, ma è molto più accentuato in un’economia che sempre più premia le competenze e in cui la giusta formazione è fondamentale. Tutto ciò è paradossale nell’Italia con il tasso di disoccupazione – specie quella giovanile – record in Europa.
I numeri
Ecco i numeri elaborati da Confindustria su dati Unioncamere e Anpal (l’articolo del Sole 24 ore dedicato al mismatch): nei prossimi 5 anni le imprese italiane sono pronte a offrire un posto di lavoro a 469 mila tecnici, ma l’offerta formativa non sarà in grado di soddisfare la richiesta. Ad oggi il 33% delle professionalità richieste dal mondo del lavoro è introvabile. Da qui al 2022 quasi la metà dei periti under 29 sarà di difficile reperimento. Mancano meccanici, montatori, riparatori, costruttori di utensili, elettronici, elettrotecnici, specialisti di cuoio, calzature e costruzioni. Tra i laureati mancano ingegneri industriali e dell’Ict.
I problemi principali sono l’assenza di dialogo tra istruzione e mondo del lavoro e la carenza di formazione terziaria professionalizzante. In Italia l’1% degli studenti frequenta gli Its, contro una media del 14% dei Paesi Ocse.
Gli ITS
Il sistema Its è vincente per quanto riguarda il lavoro. Secondo un monitoraggio effettuato dal MIur sugli Istituti Tecnici Superiori, l’82,5% dei diplomati negli ITS nel corso del 2016 ha trovato lavoro entro un anno dal diploma, nell’87,3% dei casi in un’area coerente con il percorso concluso. Complessivamente sono stati monitorati 2.774 iscritte e iscritti e 113 percorsi erogati da 64 Fondazioni (il 68,82% delle 93 Fondazioni ITS ad oggi costituite).
L’area tecnologica con il maggior numero di percorsi conclusi al 31 dicembre 2016 è quella delle Nuove tecnologie per il Made in Italy, con 49 percorsi (43,4%). Seguono la Mobilità sostenibile con 18 percorsi (15,9%), le Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – Turismo con 15 percorsi (13,3%), l’Efficienza energetica con 13 percorsi (11,5%). Anche sul fronte degli iscritti, diplomati e occupati è l’area Nuove tecnologie per il made in Italy a prevalere, con 1.182 iscritti, 963 diplomati e 808 occupati. Segue la Mobilità sostenibile con 445 iscritti, 357 diplomati e 300 occupati.
I territori
Le Regioni con il maggior numero di percorsi premiati sono il Veneto (13 percorsi, il 72,2% dei percorsi monitorati), la Lombardia (11 percorsi, il 42,3% dei percorsi monitorati) e l’Emilia-Romagna (7 percorsi, il 53,8% dei percorsi monitorati). I primi tre percorsi premiati dal Miur, che ha dedicato una conferenza agli Its, sono l’ITS Umbria Made in Italy-Innovazione, tecnologia e sviluppo della Regione Umbria, l’ITS A. Cuccovillo-Area Nuove tecnologie per il Made in Italy-Sistema meccanico meccatronico della Regione Puglia e l’ITS Meccanica, meccatronica, motoristica e packaging della Regione Emilia-Romagna.