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I golden parachute e il caso Stellantis

Ha scandalizzato i più, il caso Stellantis: un manager che sbaglia e che pure viene ricoperto d’oro. In realtà, il tutto è molto più complesso, e non spiegato forse neanche bene dalla stampa, spesso alla ricerca di titoli sensazionalistici. In ogni caso, dobbiamo ricordare ai nostri lettori, quelli che sono i cosiddetti “golden parachute”

Monica Melani

Paracadute d’oro è il nome con cui si identifica un tipo di accordo stipulato tra i dirigenti di alto livello e le aziende per cui lavorano. Generalmente, questi accordi stabiliscono che il dirigente riceverà un certo compenso (ad esempio, indennità di fine rapporto, bonus, benefici pensionistici o diritto di opzione su titoli azionari) nel caso in cui il dirigente venga licenziato o in cui lasci l’azienda. L’uso del paracadute d’oro è diffuso tra le grandi aziende, ma può avere i suoi lati negativi: può aiutare ad attrarre i candidati migliori, ma rischia anche di premiare ingiustamente persone che si dimettono o vengono licenziate a causa di scandali o comportamenti negativi. Infatti, la stipula dei golden parachute diventa stringente per le aziende che decidono di adottarili

I paracadute d’oro nelle grandi aziende 

È chiaro che i cosiddetti “golden parachute” sono utilizzati per lo più nelle aziende di grandi dimensioni che possono permettersi di spendere cifre molto importanti. Non si ravvisa la stipula di golden parachutes nelle PMI, in quanto, le aziende più piccole subiscono più danni (proporzionalmente) in caso di prestazioni insufficienti dei dipendenti, il che le rende riluttanti a ricorrere a soluzioni di questo tipo.

I paracadute d’oro rendono più difficile separarsi dai dipendenti. Pensiamo ad esempio, ai frequenti casi di concorrenza sleale, al furto di dati commerciali assolutamente riservati e così via: i fenomeni di infedeltà all’azienda sono molto molto frequenti. 

È altresì evidente che i golden parachutes riguardino prevalentemente la categoria dei dirigenti e che, conseguentemente, la presenza di dirigenti nelle piccole e medie imprese, sia meno numerosa rispetto alla presenza di dirigenti nelle grandi aziende.

Quando interviene il golden parachute

In quali casi interviene il golden parachute? Il paracadute d’oro prevede che, nel caso in cui il dirigente venga licenziato o perda il lavoro a causa di fusioni o acquisizioni, gli venga garantita una generosa indennità economica. Questa indennità può essere pari a una somma di denaro fissa, oppure essere calcolata in base alla durata del rapporto lavorativo o alla remunerazione dello stesso.

Il termine “paracadute d’oro” si riferisce a questa clausola contrattuale, in quanto garantisce al dirigente una sorta di “salvagente” economico nel caso in cui perda il lavoro. Come un paracadute, questa clausola consente al dirigente di atterrare su una base economica sicura, mitigando i rischi finanziari derivanti dalla perdita del lavoro.

Il caso Stellantis 

Ma che cosa è successo esattamente a Stellantis? Già nel 2021, anno di nascita della holding multinazionale, il Ceo Carlos Tavares aveva subito mostrato forti perplessità nei confronti dell’elettrico, con dichiarazioni che esprimevano una scarsa volontà di investire in quella tecnologia, a suo dire a causa dell’assenza di domanda.

Tavares – nonostante negli ultimi tempi, smentendo se stesso, avesse espresso una predisposizione favorevole di Stellantis nei confronti dell’elettrico – dichiarava allora alla Reuters come la transizione fosse un’imposizione esterna che avrebbe condotto a un aumento del costo di produzione del 50%, una percentuale impossibile da trasferire sul prezzo di vendita. Già all’inizio della “fusione” con FCA era chiaro all’ex AD di PSA che la produzione di elettrico avrebbe comportato perdite di occupati e produzione.

problemi legati alla diffusione delle auto elettriche erano state anticipati, almeno in parte, dallo stesso Sergio Marchionne. L’ex amministratore delegato di FCA, scomparso a causa di una grave malattia nel 2018, aveva espresso diversi dubbi in merito alla elettrificazione “forzata” del mercato delle quattro ruote. La posizione contraria alle auto elettriche era stata descritta da Marchionne nel 2017, in occasione del discorso tenuto a seguito del conferimento di una laurea honoris causa in Ingegneria Meccatronica da parte dell’Università di Trento.

Il parere contrario di Marchionne in merito alle auto elettriche era legato a diversi aspetti, a partire dai costi ambientali del processo di produzione, che in parte controbilanciano i vantaggi legati all’azzeramento delle emissioni legate all’utilizzo di un’auto. Secondo il manager, c’erano anche altri elementi “pratici” da tenere in considerazione prima di avviare un programma di elettrificazione per l’intero mercato dell’auto come l’autonomia limitata e i tempi lunghi di ricarica ma anche l’assenza (all’epoca ma, in alcune zone in Italia, ancora oggi) di una rete infrastrutturale in grado di sostenere il rifornimento di un intero parco circolante. 

Marchionne aveva evidenziato anche la questione legata all’aumento dei costi di produzione che si sarebbero tradotti in un aumento del costo finale delle auto. C’è poi un altro argomento che rappresentava, nel 2017, un elemento centrale della visione di Marchionne. Oltre i due terzi dell’elettricità prodotta su scala globale è ottenuta utilizzando fonti fossili. Secondo il manager che salvò la Fiat, la vera sfida sarebbe stata cambiare in modo netto il sistema con cui viene prodotta l’energia elettrica.

Sulla base di tutte queste considerazioni, non deve meravigliare che, intorno alla figura dell’amministratore delegato Tavares, sia stato costruito un così importante Golden Parachute, visti i rischi della posizione e viste le tante responsabilità del medesimo.

                             

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