Global gender gap report 2024: quanta strada c’è da fare

L’indagine del World Economic Forum analizza la disparità di genere da diversi punti di vista. E se l’Europa va meglio, seguita da Nord America e America Latina, nonostante i miglioramenti, persistono disparità sul lavoro, ma anche nella politica, nella salute e nell’istruzione

global gender gap 2024

Dobbiamo ancora aspettare 134 anni per raggiungere la totale parità di genere a livello mondiale: è il lungo conto alla rovescia presentato dal Global gender gap report 2024 del World Economic Forum, che offre una panoramica dettagliata delle disparità di genere a livello globale, monitorando i progressi verso l’uguaglianza tra uomini e donne in varie aree della vita sociale ed economica. Rispetto al 2023, il divario di genere si chiude nel 2024 con un punteggio del 68,5%, ovvero lo 0,1% in più rispetto all’anno precedente.

Disparità sul lavoro, meglio nell’istruzione 

Questo benchmark annuale è frutto dell’incrocio di numerosi dati, che sono suddivisi in quattro categorie chiave: partecipazione economica e opportunità, istruzione, salute, empowerment politico.

L’area della partecipazione economica e quindi delle opportunità sul lavoro continua a risultare traballante, con un divario di genere chiuso solo al 60,1%. Le donne, infatti, continuano a essere significativamente sottorappresentate in ruoli dirigenziali e nelle professioni STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), e persiste una significativa differenza salariale di genere. La situazione è particolarmente evidente nei Paesi in via di sviluppo, in cui numerose barriere culturali e strutturali rendono ancora più difficoltoso accedere a pari opportunità di lavoro e di crescita professionale.

Va nettamente meglio nella dimensione dell’istruzione, in cui il divario è quasi colmato, con il 96,1% di parità raggiunta. Bisogna però sottolineare che, se sono stati fatti progressi significativi nell’accesso all’istruzione primaria e secondaria per le ragazze in molte regioni del mondo, permangono disparità nell’istruzione terziaria, con una minore presenza femminile in campi di studio tradizionalmente dominati dagli uomini, come l’ingegneria e la tecnologia. In alcune aree rurali e in Paesi meno sviluppati, le ragazze affrontano ancora ostacoli significativi per completare il ciclo scolastico, tra cui matrimoni precoci e lavori domestici obbligatori.

Dalla salute alla politica

Uno scenario simile si registra anche nell’area della salute: nonostante un divario colmato al 96%, persistono differenze significative in termini di aspettativa di vita e accesso ai servizi sanitari tra uomini e donne. Le donne, in molti contesti, affrontano maggiori rischi legati alla salute riproduttiva e alla maternità, oltre a una maggiore esposizione alla violenza di genere, che incide negativamente sul loro benessere complessivo. Il report suggerisce quindi di rivedere le politiche sanitarie al fine di garantire un più equo e sicuro accesso a tutti i servizi sanitari necessari per le donne.

La dimensione dell’empowerment politico è quella che presenta il divario di genere più ampio, con solo il 22,9% di parità raggiunta. Le donne sono gravemente sottorappresentate nelle posizioni politiche di leadership e nei parlamenti di molti Paesi. Alcune, sparute eccezioni, ci sono: è il caso dell’Islanda, che registra invece un punteggio di 93,5%. Il quadro generale, però, resta ancora molto negativo, con Paesi in cui la piena uguaglianza politica è ancora lontana, nonostante i tentativi di introdurre quote di genere, anche a causa di barriere culturali e strutturali, che limitano la partecipazione politica femminile.

I punteggi delle varie parti del mondo

È l’Europa a trainare la classifica, con il 75% del divario colmato e 7 Paesi, tra cui Finlandia, Germania e Spagna, presenti ai primi posti della top 10. Seguono il Nord America (74,8%), l’America Latina e i Caraibi (74,2%). L’Asia orientale si posiziona al quarto posto (69,2%), mentre l’Asia centrale è quinta (69,1%). L’Africa subsahariana (68,4%), l’Asia meridionale (63,7%) e il Medio Oriente e Nord Africa (61,7%) chiudono la classifica.

Nonostante i progressi generali, persistono notevoli differenze tra le varie regioni e persino al loro interno. L’Europa, ad esempio, ha un divario di 29 punti tra l’Islanda, il Paese più performante e quello meno performante, la Turchia. I progressi più significativi si osservano nell’istruzione e nella salute, mentre la partecipazione economica e l’empowerment politico rimangono le aree più critiche. In particolare, il Medio Oriente e Nord Africa, pur mostrando miglioramenti dal 2006, continuano ad affrontare sfide significative, soprattutto nella partecipazione economica e politica delle donne.

In generale, a livello mondo, sebbene nel breve termine i dati di riduzione del gender gap siano incoraggianti, si stima che, nei prossimi anni, si registreranno i tassi di crescita positiva più bassi degli ultimi 30 anni.

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