Geography Index 2022: la classifica retributiva delle regioni e province Italiane
Quali sono le province e le regioni che pagano meglio (e peggio) in Italia? Quali salgono e quali scendono in classifica? A quanto ammonta la differenza retributiva tra la migliore e la peggiore? L’Osservatorio JobPricing presenta la nuova edizione del Geography Index Report 2022, la classifica retributiva delle province e regioni italiane.
Si basa su un complesso sistema di calcolo il Geography Index 2022: un database di profili retributivi generato da oltre 600.000 osservazioni fatte tra il 2014 e il 2021 dal sito stipendiogiusto.it, e le classifiche elaborate – provincia per provincia – da JobPricing, che hanno come riferimento la Retribuzione Globale Annua Lorda (RGA), tengono conto della composizione di dirigenti, quadri, impiegati e operai all’interno della provincia stessa, ottenuta tramite l’elaborazione dei Dati Trimestrali sulle Forze di Lavoro.
Se è vero che la retribuzione può essere considerata come il “prezzo del lavoro” e quindi venir influenzata dalla legge della domanda e dell’offerta, non sorprende scoprire che in Italia – Paese caratterizzato da forti squilibri e grandi differenze tra i mercati del lavoro delle diverse regioni – le dinamiche retributive abbiano una chiara connotazione territoriale, con differenziali molto elevati tra le diverse aree della Penisola, sia a livello regionale sia provinciale, ai quali si aggiungono ulteriori elementi come un differente costo della vita e un diverso livello di investimenti pubblici,
infrastrutture e mezzi di trasporto. E così il delta retributivo tra Nord e Sud del Paese che emerge dal Geography Index 2022, arriva in media al 17%.
Gap superiore al 50%
Se la media del delta retributivo, come dicevamo, è pari al 17%, se si confronta la prima città in classifica – ovvero la provincia con la retribuzione media più elevata –, Milano, e la 107esima e ultima – la provincia con la retribuzione in media più bassa –, Ragusa, il differenziale è sorprendente: quasi il 52% (dai 35.724 euro di RGA media per la capolista ai 23.525 euro di RGA media per il fanalino di coda).
Non è un caso che le due città siano collocate geograficamente agli antipodi: a livello regionale, infatti, la classifica è guidata dai territori del Centro-Nord con Lombardia, Trentino Alto Adige, Lazio, Liguria ed Emilia Romagna ai primi cinque posti mentre il fondo della classifica vede Molise, Sardegna, Sicilia, Calabria e Basilicata come cinquina finale.
Tuttavia, sempre analizzando i dati del Geography Index 2022, anche all’interno della stessa regione si sono verificate significative differenze fra le diverse province (per esempio, Trieste – seconda in classifica dopo Milano – nei confronti delle altre province del Friuli-Venezia Giulia; o il gap tra Milano e Pavia, ultima provincia della Lombardia, con una RGA media di 28.288 euro) che testimoniano ancora una volta come la forte specificità geografica del mercato del lavoro del Belpaese si rifletta in modo diretto sulle dinamiche salariali anche a livello micro-territoriale.
Il valore dello smart working
Un ulteriore dato di interesse è quello legato al lavoro agile: una ricerca dell’Osservatorio JobPricing ha evidenziato, infatti, che – nei primi sei mesi di pandemia – i lavoratori che hanno potuto operare in lavoro agile hanno sopportato meglio il peso della crisi, guadagnando circa il 3,5% in più rispetto ai lavoratori tradizionali, che hanno risentito maggiormente degli effetti nefasti delle misure di sicurezza contro il Covid-19.
Chi sale e chi scende
Un ultimo elemento è degno di nota: all’interno deli risultati del Geography Index 2022 ci sono realtà che hanno guadagnato – o perso – diverse posizioni, dando prova di quanto il mercato del lavoro sia fluttuante: Terni, per esempio, ha guadagno ben 16 posizioni in classifica, seguita da Brescia (15), Gorizia (14) e, tra le altre, Palermo (11 posizioni) e Benevento (+10) mentre tra le provincie che scendono in classifica compaiono Novara, Reggio Calabria (perdono 9 posizioni entrambe), Ferrara (-14), via via fino al Sud Sardegna che ne perde addirittura 18.