Generatività sociale: la grande occasione della sostenibilità per ricercare il senso nel mondo del lavoro

Il concetto di generatività sociale, insieme a quello di sostenibilità contributiva, è un’occasione inedita per “ripensare” al mondo del lavoro e rinnovare i sistemi economici, sociali, istituzionali e culturali. Come spiegato da Mauro Magatti e Patrizia Cappelletti, sociologi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, un lavoro che porta innovazione e nuove opportunità, infatti, non si esaurisce nel mezzo per il sostentamento, ma torna a essere il perno di un legame generativo tra mondo delle imprese, istituzioni pubbliche e persone.

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Quali sono le condizioni per far sì che il mondo del lavoro possa tornare ad essere il perno generativo tra mondo delle imprese, istituzioni pubbliche e persone? Come si inserisce in questo scenario l’HR con le sue competenze e responsabilità?
Parte da queste domande Mauro Magatti, sociologo, economista, professore ordinario di Sociologia presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per aprire un dibattito sul senso del lavoro, su come affrontare la questione entropica della sostenibilità sociale ed ambientale e di quale sia il contributo degli specialisti delle HR.

La sfida dei professionisti delle Risorse Umane è di dare una interpretazione ampia e relazionale dell’impresa. Infatti, la questione delle sostenibilità, non è una mera questione tecnologica, bensì culturale. E solo considerandola in sotto questa lente si può evitare che la sostenibilità venga intesa come efficientamento /digitalizzazione il che porterebbe ad un mondo ancora più distopico rispetto a quello in cui  viviamo.

Stiamo parlando di una grande occasione, non solo per migliore le performance dell’impresa, ma anche per migliorare la vita e rigenerare le condizioni dello sviluppo economico, in questo momento storico precario.

Magatti riflette, quindi, su quali siano le precondizioni necessarie per far sì che il lavoro possa tornare a essere il perno di un legame generativo tra mondo delle imprese, istituzioni pubbliche e persone reali. La riflessione coinvolge pesantemente la cultura manageriale ed impone, in modo primario, la prospettiva della generatività sociale.

Prosegue Patrizia Cappelletti, ricercatrice dell’Università Cattolica di Milano, spiegando il concetto di sostenibilità contributiva, partendo dalla considerazione che le persone fanno parte dell’impresa, ma anche della comunità.

La transazione in atto impone alle aziende di prendere delle decisioni: i modelli di sviluppo efficienti, che non generale entropia e disgregazione dei sistemi, scelgono di  cambiare paradigma basandosi sul senso e adottano la generatività sociale, come un’azione consapevole, diretta a uno scopo liberamente scelto, rispettosa del contesto e aperta al futuro.

La connotazione sociale è intrinseca in quando ogni azione finisce per toccare cerchie sempre più ampie – un’impresa, una realtà associativa, una comunità locale – del presente e anche delle prossime generazioni.

Si dovrà dunque, secondo Cappelletti, ripensare alla relazione tra l’impresa e il mondo, in una logica di alleanza verso la sostenibilità contributiva, disegnando insieme scenari evolutivi integrati, orientati al lungo periodo, centrati sul rafforzamento di libertà consapevoli dei legami sociali, ambientali e generazionali che lo costituiscono.

Le organizzazioni particolarmente evolute si sono già mosse con azioni concrete verso la generatività sociale e la sostenibilità contributiva. Il centro di ricerca ARC – Centre for the Anthropology of Religion and Cultural Change dell’Università Cattolica di Milano, raccoglie alcune case history di eccellenza nell’archivio di generatività sociale, mentre è stato attivato parallelamente un laboratorio di management generativo, come spazio di pensiero condiviso per aziende, università e persone.

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